Le grotte di Qumran, dove nel 1947 furono ritrovati i famosi rotoli del Mar Morto, furono, nel I secolo d.C., un importante centro di spiritualità e di culto del gruppo ebraico degli Esseni. E questo si sapeva. Quello che però era ignoto è questa sorta di monastero non era solo maschile, ma aperto anche alle donne, come dimostrerebbe il recente studio di una serie di antichi contenitori utilizzati per conservare gli unguenti e i profumi e anche piatti e brocche. Se i rotoli negli ultimi 65 anni sono stati studiati a fondo, finora non era mai stato compiuta unindagine approfondita sulle ceramiche di Qumran, ritrovate nelle grotte vicino al Mar Morto, tra cui anche le giare (diverse decine) che contenevano i manoscritti. Lo studio è stato ora compiuto da unequipe di studiosi italiani guidata dai professori Marcello Fidanzio e Riccardo Lufrani nel museo Rockfeller di Gerusalemme.
Le «giare-manoscritto» - hanno spiegato ieri a Firenze in una conferenza stampa Diletta Rigoli e don Bledar Xhuli, della Facoltà di Teologia dellItalia Centrale che partecipa al progetto in collaborazione con lEcole Biblique et Archeologique Française di Gerusalemme - sono cilindri di ceramica alti circa un metro, di fattura molto raffinata, che vanno dal II secolo a.c. al 70 d.C., anno della distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei romani.
La «lettura» delle giare, e dellaltro materiale ceramico ritrovato nel sito archeologico (molti piatti, che probabilmente servivano per la offerte votive, ma anche brocche, vasi, unguentari) secondo i due ricercatori potrebbe confermare che Qumran sia stato un importante centro di spiritualità e di culto esseno, di cui le grotte costituivano una specie di «biblioteca» per la conservazione del testo sacro nella sua purezza, anche per difenderlo da eventuali saccheggi da parte dei soldati Romani.
I nuovi studi sulle giare sembrano confermare molte delle ipotesi avanzate da Roland De Vaux, domenicano dellEcole Biblique di Gerusalemme, che condusse gli scavi delle grotte di Qumran e dellinsediamento adiacente. Fu De Vaux a formulare la celebre teoria che interpreta il sito archeologico come un «monastero esseno».
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