Dal punto di vista letterario, la Grande guerra scoppiò vent'anni prima che quel demonio di Gavrilo Princip avesse la pessima idea di ammazzare l'Arciduca Francesco Ferdinando d'Este e consorte, il 28 giugno del 1914, a Sarajevo. The Great War in England in 1897 , dell'inglese di padre francese William Le Queux uscì infatti nel 1894, e fu la miccia del genere che i britannici chiamano invasion litterature , la fanta-storia bellica in chiave antitedesca. Seguito, nel 1906, da The Invasion of 1910 , il libro di Le Queux va a braccetto con quelli di un altro inglese, Edward Phillips Oppenheim, affollati da cospiratori, traditori, spie, carogne e mercenari, insomma da quel milieu criminal-romantico che metteva, nell'orecchio del lettore, una pulce grossa come un elefante: e se le cose andassero davvero così?
In questo brodo di coltura fiorì John Buchan, uno scozzese secco come un chiodo e affilato come un pugnale. Nato a Perth nel 1875, dopo essersi fatto le ossa, diplomatiche e non, in Sudafrica, ed essersi sposato (bene) con Susan Charlotte Grosvenor, cugina del duca di Westminster, lavorò all'ufficio britannico della propaganda di guerra e fu corrispondente in Francia per The Times . Abituato quindi a stare sulla notizia, non si fece sfuggire l'occasione di romanzare la notizia bomba del secolo: lo scoppio della Grande guerra. Così a tambur battente, fra l'agosto e il settembre del 1915, sparò dalle colonne del Blackwood's Magazine di Edimburgo un racconto che potrebbe valere, se la Storia non fosse una linea, seppure tortuosa, che non torna mai sui propri passi, un prequel della Prima guerra mondiale. Il titolo suona familiare a molti: The Thirty-Nine Steps , cioè I trentanove scalini . Suona familiare per merito di sir Alfred Hitchcock e del suo film The 39 Steps , in italiano Il club dei 39 , datato 1935, che tuttavia si prende molte libertà rispetto alla trama di Buchan.
Nell'opera del quale esordisce il prototipo di innumerevoli avventurieri, agenti segreti, zeri zeri sette, spie, sventatori di attentati. Cioè di tutti i moderni cavalieri più o meno senza macchia e senza paura i quali, tutto sommato, al netto di armi, automobili, aerei e sommergibili conservano l' imprinting da eroi medievali che li rende personaggi fuori dal tempo pur essendo indaffaratissimi nelle loro azioni ai limiti dell'impossibile. Richard Hannay, scozzese, 37 anni, ex ingegnere minerario e soldato nella Seconda Guerra Matabele, in Zimbabwe, la repressione britannica della rivolta dei Matabele fra il 1896 e il '97, ha messo da parte un più che discreto gruzzolo ma s'annoia come un riservista a Londra, fra un club e un ristorante. Fino a quando, una sera, riceve la visita di un vicino di casa che gli squaderna uno scenario talmente inverosimile da essere credibile. Esiste un piano architettato dalle forze del Male (sempre i soliti tedeschi) per assassinare il primo ministro greco Karolides e, da lì, far esplodere con effetto domino il finimondo in tutto il continente. «Io sono un uomo come ce ne sono tanti, né più coraggioso né più vile di tanti miei simili - dice Hannay, voce narrante -, ma c'è una cosa che non sopporto: quella di vedere un buon campione abbattuto». A maggior ragione non sopporta, pochi giorni dopo, vedere il suo informatore ed ospite con un coltello infilzato nel cuore. Addio pomeriggi oziosi e serate soporifere. Bisogna raddrizzare il mondo. E bisogna farlo in tre settimane scarse...
I trentanove scalini torna ora nelle nostre librerie insieme ai suoi due fratelli minori, Greenmantle e Mr Standfast , tutti tradotti da Elisa Porziani per Castelvecchi (pagg. 659, euro 25, con il titolo Le missioni segrete di Richard Hannay ). Minori nel senso che lo seguono a breve distanza di tempo, visto che uscirono nel '16 e nel '19, e costituiscono una trilogia sulla Prima guerra mondiale riveduta e aggiustata in chiave inglese. Con alcune fughe in avanti da non sottovalutare, vedi la previsione dell'incancrenirsi del terrorismo islamico e l'irruzione, sul traballante scacchiere internazionale, delle potenze orientali. Nei Trentanove scalini la doppia fuga di Hannay, dalla polizia che ovviamente lo sospetta dell'uccisione del povero Scudder, avvenuta nel suo appartamento, e dai congiurati che vogliono mettere a ferro e fuoco l'intera Europa, si svolge nella sua Scozia, in scenari bucolici popolati da bravi contadini e spaccapietre che contrastano con il quid della narrazione. L'omaggio alla propria terra d'origine assume, da parte di Buchan, indipendentista moderato, anche il valore di messaggio ai naviganti: non pestiamo troppo i piedi al popolo.
Politico accorto, oltre che grande appassionato di storia, come testimoniano le sue biografie di Walter Scott, Cesare Augusto, Oliver Cromwell e James Graham, l'attivissimo Buchan nel '35, cinque anni prima di morire per le conseguenze di una caduta, fu nominato governatore generale del Canada.
Dove, in anticipo sui tempi come suo solito, lavorò per rafforzare il prestigio della casa madre inglese e per scongiurare nuovi, più impetuosi, venti di guerra. Invano, purtroppo. Le truppe naziste stavano salendo gli scalini quattro a quattro e al loro confronto la congrega della «Pietra nera» sembra un gruppo di teppistelli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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