Cultura e Spettacoli

I romani incantati da Rockwell, l'illustratore che disegnò il volto quotidiano degli Usa

A Palazzo Sciarra la prima retrospettiva italiana dedicata al grande illustratore newyorkese, celebre per i tratti affettuosi e rassicuranti. Il nucleo centrale dell'esposizione sono le 323 copertine del Saturday Evening Post disegnate dal 1916 al 1963, che costituiscono un vero autoritratto dell'America

I romani incantati da Rockwell, l'illustratore che disegnò il volto quotidiano degli Usa

Se c'è un artista che si può immaginare come rappresentativo del Novecento americano, ebbene questi è Norman Rockwell. Illustratore dal tratto affettuoso e rassicurante, lui per primo consapevole di non appartenere al Gotha dell'arte, è però diventato immortale per la capacità di raffigurare una nazione nei suoi elementi fondanti: l'ottimismo, la semplicità, la bonarietà, l'orgoglio. Tutti elementi che strappano un allegro sorriso ai visitatori della retrospettiva che Roma sta dedicando all'illustratore newyorkese morto nel 1978 a 84 anni, intitolata «American Chronicles: the Art of Norman Rockwell».
La mostra, la prima così completa in Italia, è ospitata dalla Fondazione Roma Museo a Palazzo Sciarra fino all'8 febbraio 2015, curata da Stephanie Plunkett (Chief Curator del Norman Rockwell Museum) e Danilo Eccher (Direttore della GAM di Torino) e organizzata dal Norman Rockwell Museum di Stockbridge, Massachusetts, e dalla Fondazione Roma-Arte-Musei (www.mostrarockwellroma.it). Ripercorre tutta la vicenda artistica di Rockwell, puntando in particolare sulla lunghissima collaborazione con il Saturday Evening Post, rivista per la quale creerà ben 323 copertine dal 1916 al 1963, tutte in mostra in ordine cronologico nell'esposizione romana. dentro c'è di tutto, dalla prima trascolata atlantica di Charles Lindbergh al crollo della borsa del 1929, dallo scoppio della seconda guerra mondiale al ritorno dei soldati dal fronte. La fine della sua avventura al SEP è in qualche modo legata al drammatico assassinio di John Fitzgerald Kennedy. È di Rockwell il ritratto che la rivista mette in copertina all'indomani dell'evento che fece perdere agli USA l'innocenza. Ma tutti gli eventi, anche i più drammatici, sono filtrati attraverso uno sguardo scanzonato e quotidiano, con le lenti dell'uomo comune. E non è un caso che l'evento a cui Rockwell ha dedicato il maggior numero di copertine è il Natale, della cui dimensione familiare Rockwell fu cantore impareggiabile.
Se le 323 copertine costituiscono un corpus impressionante e il nucleo principale della mostra romana, a Palazzo Sciarra vengono evidenziati anche gli altri aspetti dell'opera rockwelliana. Le prime precoci illustrazioni e la tardiva colaborazione con la rivista Look, per la quale abbandona il pur geniale bozzettismo documentando i temi più caldi e circolari dell'epoca: diritti civili, discriminazione raziale, lotta alla povertà, la guerra del Vietnam. Rockwell nel 1969 prestò alcune opere alla Old Corner House, dimora storica gestita dalla Stockbridge Historical Society.

L'edificio, grazie alla donazione da parte dell'artista della sua collezione d'arte avvenuta nel 1973, diverrà la prima sede del Norman Rockwell Museum.

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