La procura di Stoccarda ha archiviato l'inchiesta sulla strage di Sant'Anna di Stazzema. Non ritiene giusta la condanna del tribunale militare italiano verso 8 membri della 16ª SS. La sentenza ha scatenato lo sdegno di Napolitano. Però un ricercatore italiano, Paolo Paoletti, che ha all'attivo un libro sull'eccidio Sant'Anna di Stazzema. 1944: la strage impunita (Mursia) e ne ha in preparazione un secondo, ritiene che i giudici tedeschi abbiano ragione e che sulla strage ci siano fatti ancora occultati.
Dottor Paoletti perché i giudici tedeschi hanno ragione?
«Dicono che la strage non era premeditata e questo è un fatto. I tedeschi erano andati lassù per rastrellare, non per uccidere. Dicono che non ci sono prove sufficienti per affermare che sia stata una rappresaglia contro la popolazione civile ma soprattutto dicono che per quanto riguarda la partecipazione degli imputati al massacro le prove sono insufficienti. Come dar loro torto? Se il Tribunale Militare di La Spezia proscioglieva i serventi di un cannone in quanto riconosceva che quel 12 agosto erano di guardia al loro pezzo in pianura, come si poteva condannare all'ergastolo il loro capopezzo affermando che si trovava a Sant'Anna? E io in effetti credo che la ricostruzione ufficiale dei fatti sia sbagliata».
Che cosa successe, secondo lei?
«I tedeschi volevano sgomberare la valle. Si servivano di volontari fascisti come scout, e questi portavano le divise tedesche per non essere riconosciuti. I partigiani durante l'operazione attaccarono due postazioni mortai che proteggevano le truppe. I tedeschi dell'ottava compagnia reagirono assieme ai fascisti. Questi ultimi ebbero perdite, almeno cinque morti. A quel punto furono i fascisti ad accanirsi contro i civili. Se ci fu partecipazione tedesca fu solo da parte dei soldati dell'Ottava».
Ma come mai non si è mai saputo nulla? È un fatto su cui si indaga da decenni...
«I testimoni locali non mancavano, ma una parte dei partigiani ne approfittò per fare atti di sciacallaggio a eccidio finito e per coprirli appiccò il fuoco. A quel punto accusare i tedeschi diventò più facile e comodo per tutti, partigiani e fascisti si coprirono a vicenda».
Ma lei ha argomenti solidi per difendere una tesi così poco ortodossa?
«Le mie prove sono i corpi dei fascisti uccisi, li hanno visti decine e decine di superstiti. Vorrei che mi si giudicasse dopo aver letto il mio libro in uscita: S. Anna: una strage aggiustata».
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