Cultura e Spettacoli

Italo Calvino, le sue lezioni a 30 anni dalla morte

Trenta anni dalla scomparsa dello scrittore Italo Calvino: ecco alcune delle grandi lezioni che ha lasciato in eredità alla letteratura italiana e ai suoi lettori

Italo Calvino, le sue lezioni a 30 anni dalla morte

Domani saranno trenta anni che Italo Calvino non c'è più. Era il 19 settembre 1985 quando lo scrittore se ne andò in seguito ai postumi di un ictus che l'aveva colpito nei giorni precedenti. Tuttavia Calvino resta immortale, perché ha lasciato una grande eredità per la letteratura italiana, che ancora oggi può trarre dalla sua esperienza una serie di lezioni importanti.

Una di queste lezioni che Calvino ha lasciato dietro di sé è la semplicità nella scrittura. Semplicità per lo scrittore, che trascorse la sua infanzia a Cuba, non è ingenuità, quell'ingenuità che si ritrova in Palomar sulla spiaggia, ma che è deviata da sovrastrutture della civiltà. È la comunicazione efficace che riesce a riunire grandi e piccini di fronte alle sue letture. Storie allegoriche come quelle della "Trilogia dei nostri antenati", in particolare il capolavoro "Il barone rampante", possono essere apprezzate dai lettori di ogni età, esattamente come le sue storie fantasy e fantascientifiche, tra cui si possono annoverare "Il castello dei destini incrociati", "Ti con zero" e "Le Cosmicomiche".

Perché Calvino ha esplorato molti generi letterari e molte correnti: anche la sua incursione del Neorealismo con "Il sentiero dei nidi di ragno" è peculiare. Negli occhi di Pin c'è l'orrore della guerra ma anche la sorpresa della scoperta, la crudeltà ingenua che solo un bambino possiede finché non si scontra con un mondo la cui crudeltà ha altre logiche. E poi ci sono le città, "Le città invisibili" nate per far riflettere il lettore a un livello più profondo, o la città che intrappola Marcovaldo in una serie di situazioni grottesche.

Ma c'è un'altra importantissima lezione che Calvino ha lasciato: che la trasmissione della cultura si avvale sempre dell'impegno. Nella compilazione delle "Fiabe italiane" percorse il Belpaese su una Topolino, fermandosi nei luoghi in cui le fiabe venivano trasmesse ancora per via orale.

La storia viene narrata in un volumetto dal titolo "Calvino in Topolino", che narra come in effetti anche un autore non spiccatamente bohemienne possa essere protagonista di una sorprendente storia on the road.

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