Jefferson costruì l'America con il Palladio

da Vicenza

Che l'uso sapiente dell'architettura abbia contribuito a creare l'identità di un Paese come l'America è la tesi della mostra Thomas Jefferson e Palladio. Come costruire un mondo nuovo (dal 23 settembre al 28 marzo, catalogo in italiano e inglese, edito da Officina Libraria) al Palladio Museum di Vicenza per la curatela di Guido Beltramini e Fulvio Lenzo. La passione per l'architettura palladiana del terzo presidente americano è cosa nota: lo stesso Jefferson (1743-1826) aveva definito i Quattro libri dell'architettura dell'intellettuale rinascimentale la sua «Bibbia». «Jefferson ama Palladio perché gli fornisce un kit di montaggio del mondo: nei suoi testi trova le istruzioni e le misure per fare stanze, porte, finestre. Gli offre un sistema di organizzazione dello spazio facilmente replicabile e personalizzabile», spiega Beltramini. L'ariosa e pacata architettura palladiana ben si concilia con la ricerca della felicità sancita della Dichiarazione di Indipendenza scritta da Jefferson, il quale s'ispira a Palladio per realizzare in Virginia una serie di residenze di campagna, tra cui Monticello: dopo la Casa Bianca, è la residenza storica più nota d'America.

A Vicenza ammiriamo le opere di Jefferson-architetto grazie al reportage fotografico di Filippo Romano: accanto alle foto di come appaiono oggi le ville, ci sono documenti storici, schizzi, modellini e poi busti, dipinti, persino la testa di un bisonte. Ci restituiscono, anche grazie all'evocativo allestimento di Alessandro Scandurra, l'ambiente dello studio di un uomo dagli interessi onnivori, filologo di formazione, interessato alla scienza, cultore delle arti ma anche uomo d'azione. Palladio non incarna per Jefferson solo gli ideali di praticità e piacevolezza: intellettuale al servizio della Serenissima, unica repubblica tra le tante monarchie del Vecchio Mondo, è anche l'architetto della democrazia e della libertà individuale. Quando, nel 1792, fu indetto il concorso per progettare la residenza del presidente a Washington, Jefferson vi partecipa: vince il disegno di James Hoban, ma durante il doppio mandato presidenziale Jefferson riuscirà a realizzare quei cambiamenti che rendono la Casa Bianca inconfondibilmente palladiana: il pronao col colonnato e le “ali”. Oltre al Campidoglio di Richmond, “tempio laico” del potere civile, il capolavoro progettuale di Jefferson è l'Università della Virginia: biblioteca a forma di Pantheon e un enorme giardino su cui si affacciano gli appartamenti per docenti e studenti. È il primo campus della storia: razionale, confortevole e democratico, è costruito adattando gli studi per le ville del Palladio alle esigenze di una nazione che vuole coltivare al meglio i suoi cervelli.

Uno specchio con il busto di Palladio che si riflette in quello di Jefferson apre la mostra vicentina e uno specchio simile chiude l'esposizione: il mondo nuovo ha dunque trovato nelle idee di un architetto rinascimentale il modo per legittimarsi? «Palladio era quasi un brand , nell'Europa di fine Settecento, ma

Jefferson, al di là dell'Oceano, fu il solo a interiorizzarne davvero le teorie per costruire ex novo una nazione», conclude Beltramini. Visionario sì, ma ancor più pragmatico, Thomas Jefferson è andato oltre lo specchio.

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