«King mi critica ma i miei gialli prendono spunto da storie vere»

Con libri come La giusta causa, L'analista, Il professore John Katzenbach è diventato un beniamino delle classifiche dei bestseller, super coccolato da Hollywood ed amato dai lettori. Eppure sia il rapporto con il cinema sia quello con la critica letteraria non è stato dei più rosei nel tempo. Katzenbach ci racconta i segreti del suo ultimo romanzo L'uomo sbagliato (Fazi Editore) dove è l'incubo delle violenze domestiche e dello stalkin ad essere al centro delle vicende. Ma soprattutto è stato un momento illuminante per chiarire perché Stephen King abbia spesso attaccato gli scritti di Katzenbach.
Ma cosa ha provocato una tale severità da parte di Mister King nei suoi confronti?
«Stephen King ha sempre criticato i miei libri. Dice che sono bravo nel costruire il plot ma sostiene che i miei dialoghi sono spesso legnosi. Certo, suona strano sentirlo dire da lui che spesso fa dire ai suoi personaggi solo “Aaaarghh!”. Comunque penso che il mio più grande errore sia stato quello di recensire un libro di sua moglie Tabitha. È stata una pessima idea. Posso solo dirvi di non farlo, a meno che non pensiate che sia un capolavoro».
Come iniziò la sua carriera?
«Ho lavorato come cronista di nera e questo mi ha permesso una conoscenza delle tematiche criminali che mi è tornata utile nei romanzi. Non posso negare che essermi occupato personalmente di un caso come quello del serial killer Teddy Bundy mi abbia permesso di comprendere meglio certi eventi. Anche per costruire L'uomo sbagliato mi sono ispirato a fatti veri, e ho avuto rapporti con alcuni amici dell'FBI che mi hanno raccontato situazioni analoghe a quelle che racconto. La violenza che mostro nel libro è ancora più brutale della violenza fisica».
Molti dei suoi romanzi sono stati adattati per il cinema, trova che abbiano rispettato le sue opere?
«La risposta è semplice. No. Quello che manca agli adattamenti cinematografici dei miei libri è la profondità delle emozioni dei personaggi e la dimensione psicologica della trama.

La breve durata di un film costringe a cercare delle scorciatoie che spesso nuocciono al racconto. Le versioni hollywoodiane dei miei romanzi mi hanno sempre lasciato insoddisfatto, mentre mi è piaciuto il lavoro del regista francese Didier Le Pêcheur, che ha realizzato per TV 2 l'adattamento de L'uomo sbagliato».

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