Cultura e Spettacoli

L'essenziale è visibile al tatto

A Siena un percorso artistico ispirato al pittore tedesco Josef Albers fruibile anche da non vedenti

L'essenziale è visibile al tatto

Aprire gli occhi. Guardare oltre. Da sempre l'arte ha permesso di allungare le prospettive e di scrutare la profondità insita a ciascun uomo. Un sogno che sembra essersi realizzato quello del pittore, designer e teorico del colore Josef Albers (1888-1976) il quale, assieme alla moglie Anni (1899-1994) ha indirizzato il suo genio verso un obiettivo ben preciso: l'esperienza artistica e la conoscenza come strumenti per imparare a vedere.

La lezione dell'esponente Bauhaus viene ripresa nella mostra Josef and Anni Albers. Voyage inside a blind experience ospitata fino al 4 luglio nel complesso museale del Santa Maria della Scala a Siena. L'esposizione, curata da Gregorio Battistoni e Samuele Boncompagni, nasce dal progetto Vibe della sturtup umbra Atlante Servizi Culturali ed è fruibile sia da normovedenti che da persone con disabilità visiva. Nessun intento didascalico, solo la volontà di rompere il cieco confine della superficie e di appropriarsi di un'estetica emozionale.

Il percorso inizia in un corridoio sensoriale dove, la possibilità di esplorare materiali usati dagli Albers, è un chiaro invito a riappropriarsi di un qui ed ora tangibile e modellabile a seconda di quello che è il proprio vissuto. Le mani osservano e interagiscono con cinque lavori originali di cui si coglie lo spessore del colore. Assolvono al medesimo scopo i Matières e la loro ludica connessione di texture e dimensioni.

Con un alternarsi di metafore e di sovrapposizioni, si giunge nella sala della musica. Josef disegnò sette copertine per la Command Records. Anche l'udito scopre capacità inaspettate. Le note si traducono in forme geometriche, si accarezza il suono a volte ruvido, altre spigoloso.

Assuefatti, forse, ad una cecità saramaghiana, l'evento supportato dalla Josef and Anni Albers Foundation, è l'occasione per cogliere quell'essenziale invisibile agli occhi, interiorizzato prima, sedimentato poi, ma troppo spesso obliato da una quotidianità asettica.

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