Cultura e Spettacoli

L'inchiesta riaperta Fra boia e torture il «sangue dei vinti» bagnò anche Siena

Da quando Giampaolo Pansa ha raccontato al grande pubblico il «sangue dei vinti» versato dai partigiani rossi nel biennio '44-45, molte storie sono affiorate, tragedie meno note ma significative del clima dell'epoca. Si scopre che dietro le motivazioni omicide dei vincitori si nascondeva spesso semplice odio personale e famigliare, invidie, rancori.
In una di queste storie si è imbattuto il magistrato Nicola Marini, che ha riaperto un'inchiesta a quasi 70 anni dai fatti e ne ha fato un libro: Una foto, un delitto. Il caso di Walter Cimino (Cantagalli). Tutto parte dal ritrovamento di una vecchia foto di gruppo della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale di Siena. Città nella cui storia di quei giorni c'è un fattaccio poco chiaro, la morte di Walter Cimino, diciassettenne nel 1944, rapito, torturato, deturpato in volto con una grattugia e poi finito con una pallottola in testa da un boia comunista dei Gap. Eppure il ragazzo non si interessava di politica, non era iscritto al Partito, per vocazione famigliare era entrato nella X Mas, nel battaglione «Barbarigo» sotto le cui insegne aveva combattuto sulla spiaggia di Nettuno contrastando l'avanzata degli Alleati e riportando sei ferite. Era innocuo, il giovane Cimino, aveva fatto ritorno a Siena per riabbracciare la fidanzata. Come spiegare tanta ferocia?
In mesi di indagini Marini con alcuni colleghi scopre cose nuove, restituendo dignità al giovane giustiziato ma non potendo processare gli aguzzini, defunti. Nella Siena di allora le forze dell'ordine regolari avevano abbandonato la città e si era costituito un gruppo di volontari con compiti di polizia. Fra loro, anche individui poco controllabili, che hanno legami con i gappisti fiorentini, abili con la pistola e con meno scrupoli nell'uccidere «nemici del popolo». È fra le file di questa polizia improvvisata che vanno cercati i torturatori del giovane Cimino: lo sequestrano in pieno giorno vicino Piazza del Campo, lo rinchiudono in una cantina, lo picchiano selvaggiamente, lo sfigurano. Ma l'arrivo degli alleati può diventare un problema...
Meglio chiedere aiuto a un boia gappista, facendo credere ai vertici comunisti di Firenze che il marò era un potenziale cecchino, un nemico. Allora Cimino viene portato di notte alla periferia sud di Siena e finito con un colpo di pistola. Tutti avrebbero pensato che gli assassini fossero i soldati marocchini, avanguardia alleata nota per la sua ferocia in arrivo proprio da sud. Ma il cadavere venne trovato prima dell'arrivo dei magrebini, si aprì un'inchiesta che naufragò nel nulla.

Fino alla testarda riapertura voluta da Marini.

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