Cultura e Spettacoli

"L'Italia voleva un posto al sole? Il risultato fu la Grande guerra"

Il saggio La scintilla di Franco Cardini e Sergio Valzania spiega come, con l'invasione della Libia, il nostro Paese favorì il conflitto

"L'Italia voleva un posto al sole? Il risultato fu la Grande guerra"

Avvicinandosi il centenario dell'inizio della Prima guerra mondiale, l'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando venne ucciso a Sarajevo il 28 giugno 1914, sono molti i libri che si interrogano sulla genesi del conflitto. Quello appena pubblicato da Franco Cardini e Sergio Valzania suggerisce una chiave d'analisi piuttosto particolare e inusuale. Che si capisce già dal titolo: La scintilla. Da Tripoli a Sarajevo: come l'Italia provocò la Prima guerra mondiale (Mondadori, pagg. 208, euro 19). Anche per l'ingresso in ritardo nel conflitto (l'Italia si dichiarò belligerante solo il 23 maggio 1915) raramente si attribuiscono grandi responsabilità iniziali al nostro Paese nello scatenarsi della tempesta d'acciaio che distrusse per sempre le radiose speranze da Ballo Excelsior dell'Europa. Eppure nel libro, Cardini, che insegna storia medievale alle università di Firenze e di Bari, e Valzania, autore di molti testi di storia militare, argomentano con molta chiarezza come i governi Italiani, da Crispi in poi, abbiano fatto abbondantemente la propria parte per provocare il conflitto. Ne abbiamo parlato col professor Cardini discutendo del volume che mette sotto accusa soprattutto l'intervento militare italiano in Libia.

Professor Cardini come fa una nazione entrata in guerra, e faticosamente, un anno dopo ad essere tra i responsabili del conflitto?

«Ovviamente quello che ha portato alla Prima guerra mondiale è un percorso molto complesso e non si può identificare dei responsabili in maniera univoca - sarebbe persino un modo di procedere un po'cretino - però è certo che l'Italia fece la sua parte per far precipitare la situazione».

E come?

«L'iniziativa più nefasta fu la guerra di Libia. Gli Italiani aggredirono l'agonizzante Impero turco nelle sue province africane, bombardarono i forti dei Dardanelli e poi forzarono lo stretto dimostrando che “il grande malato d'Oriente” era allo stremo. Dopo di che, anche a causa della disfatta militare, i turchi non ebbero più la capacità di intervenire nell'area balcanica. Gli austriaci di cui sia noi che i turchi eravamo alleati protestarono più volte ma non servì».

Quindi senza i turchi attivi nei Balcani si arriva ai fatti di Sarajevo?

«I Turchi erano alleati dell'Impero Austroungarico nel contenere il panslavismo fomentato dagli zar che volevano avere un'area di influenza nel Mediterraneo. Senza di loro la situazione balcanica era destinata a degenerare. A Vienna in molti pensarono di risolvere la cosa con una guerra locale. Senza tener conto del pericolo di diffusione del conflitto... Uno dei pochi fermamente contrari a soluzioni di questo tipo era proprio l'arciduca Francesco Ferdinando. Quando venne ucciso il processo divenne inarrestabile».

Insomma le scelte coloniali italiane furono miopi.

«L'Italia voleva diventare una potenza autonoma. Questo rese la sua politica estera molto ondivaga. Ammiravamo i tedeschi come modello culturale, la sinistra storica a partire da Crispi ne era invaghita, dipendevamo dagli inglesi per lo sviluppo economico, eravamo in rotta con i francesi dal famoso schiaffo di Tunisi del 1881, consideravamo l'Austria un nemico storico ma dovevamo prendercela come alleata se volevamo la protezione tedesca... A questo si sommava la voglia di avere anche noi una colonia. Il risultato di tutte queste pulsioni contrapposte sfociò nella faccenda libica e non solo».

Gli storici italiani sugli effetti della guerra di Libia sugli equilibri internazionali non hanno mai insistito, al massimo citano la nota espressione di Salvemini, «scatolone di sabbia», per spiegarne l'inutilità...

«In Italia la vulgata di sinistra non ama parlare di questa guerra in quanto “sporca e colonialista”. Ergo l'ha raccontata solo in quella chiave. A destra invece la Patria è la Patria e ha sempre ragione e quindi questo tipo di questione comunque non piace. Ma la realtà è che la nostra guerra d'aggressione fece da preludio ad una molto più micidiale danza macabra».

Ci sono altre cose che non vogliamo vedere?

«Nel centocinquantenario dell'Unità quante volte ha sentito citare il canale di Suez? Se gli inglesi non avessero avuto paura del canale in costruzione e dell'influenza francese nel Mediterraneo non avrebbero aiutato il Piemonte contro i Borboni. L'Italia come nazione esiste anche per quello, certo rovina la retorica risorgimentale... E se Bismarck non avesse fatto fuori Napoleone III non avremmo mai avuto Roma... Siamo una nazione che nel sistema di potere e di tensioni che ha portato alle guerre mondiali ha giocato le sue carte, anche coloniali.

A volte bene, a volte male, di certo con delle responsabilità sugli esiti finali».

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