La «lotta di tasse» di Delzio per spezzare la schiavitù fiscale

Il tema dell'evasione fiscale è sempre più attuale: in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, con la difficoltà oggettiva di aumentare ulteriormente la pressione delle tasse, la via maestra è quella di recuperare quanto più possibile da chi non paga quel che deve. Secondo le statistiche dell'Unione europea, il volume dell'evasione fiscale in Italia è enorme: 180 miliardi all'anno, l'equivalente di svariate manovre economico-finanziarie.
Francesco Delzio, manager, scrittore, docente, ha appena pubblicato un pamphlet dal titolo Lotta di tasse. Idee e provocazioni per una giustizia fiscale (Rubbettino, pagg. 90, euro 10), che egli definisce «un manifesto in difesa del lavoro». Perché in difesa del lavoro? Perché l'evasione ha costruito un mostro appesantendo quelli che vengono definiti gli «schiavi fiscali», ovvero i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, onesti. L'obiettivo è quello di individuare un modo per raggiungere la liberazione, appunto, dalla «schiavitù fiscale».
Che cosa si può fare? Le proposte di Delzio partono da un assunto: non servono i trionfalismi di Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle entrate. «Befera raccoglie solo il 7% della nostra evasione» è la denuncia di Delzio: «12,7 miliardi su 180. Persino in Grecia si fa di più e meglio, recuperando il 30%». E allora l'autore si chiede: come si fa a strutturare un contrasto vero? La risposta è semplice, e si svolge nell'ambito delle norme sociali: non serve o non è sufficiente il carcere, quello che occorre è l'espulsione dell'evasore dalla società. Ciò si basa su un principio: l'evasione fiscale è la rescissione del contratto sociale, chi evade non ha diritto a ottenere le controprestazioni che la società offre ai propri membri in base al loro onesto contributo.
Delzio propone tre mosse: 1) Se l'evasore è recidivo e implicitamente rescinde il contratto con la società, gli dev'essere sospesa l'erogazione dei servizi pubblici. Tutti i servizi e le erogazioni di welfare, esclusa soltanto l'assistenza sanitaria, che è un diritto garantito dalla Costituzione; 2) Guardando in particolare al lavoro autonomo, la fetta di contribuenti dove più facilmente si annida l'evasione, l'autore propone una certificazione per gli onesti: siano essi bar, dentisti, commercialisti... Un «bollino blu» che possa contraddistinguere le persone corrette, e che possa permettere ai clienti di quell'attività di rivolgersi agli interlocutori giusti, che meritano fiducia; 3) Se un lavoratore autonomo è recidivo, se cioè viene accertato che egli abbia violato le norme fiscali più di una volta, la pena dev'essere molto severa e giungere alla sospensione dell'attività da questi svolta.


Quanto alla pubblicizzazione dei dati sui contribuenti, Delzio non si esprime sugli elenchi anagrafici che molti insistono perché vengano reintrodotti (erano pubblicati negli anni '80, presso i Comuni e le Intendenze di Finanza); egli preferisce la formula, utilizzata negli Usa, della pubblicazione degli elenchi dei grandi evasori, corredati dalle informazioni sulle sanzioni adottate a loro carico.

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