L'ultima grande offensiva dei bombardieri Usa in Vietnam

"Linebacker II" fu l'ultima operazione aerea su larga scala degli Stati Uniti in Vietnam. Si risolse in un successo tattico ma in un totale insuccesso politico e strategico.

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Il 1972 fu l'anno, in un certo senso, decisivo per la guerra del Vietnam. Fu l'anno in cui gli Stati Uniti iniziarono a veder chiaramente profilarsi la disfatta strategica, a capire che non si sarebbe potuto rovesciare il Vietnam del Nord per via militare e che, anzi, erano proprio i loro alleati del Vietnam del Sud a scricchiolare. Un po' come sarebbe successo mezzo secolo dopo in Afghanistan, un nemico capace di unire progettualità statuale e guerriglia, di portare la guerra nel campo stesso del nemico, di generare insicurezza nei nemici e di mantenere alto il morale dei suoi uomini non fu spezzato da una superiorità materiale pressoché totale.

Nulla manifestò la graduale destrutturazione della strategia Usa in Vietnam più della colossale offensiva natalizia del dicembre 1972 con cui i bombardieri americani assaltarono gli obiettivi nel Vietnam del Nord con la precisa mira di travolgere e terrorizzare il Paese nemico e condizionare le mosse politiche di Hanoi, in una fase in cui il ritiro delle truppe di terra statunitensi rendeva plausibile lo schianto del governo filoccidentale di Saigon. L'offensiva Linebacker II vide coinvolti, dal 18 al 29 dicembre 1972, una flotta di 207 bombardieri B-52 e, secondo le stime, almeno duemila aerei di supporto tra caccia, veicoli di appoggio e aerocisterne.

La manovra rientrava nella strategia del presidente Richard Nixon e di Henry Kissinger, consigliere della Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, per forzare la mano dei colloqui dopo che il membro del Politburo di Hanoi, Le Duc Tho, incontrandosi con Kissinger a Parigi a ottobre, non aveva ottenuto garanzie definitive sulla cessazione del conflitto. In sostanza Nixon mirava a non far pesare il ritiro delle truppe Usa dal Vietnam al presidente Nguyen Van Thieu, mostrando che gli Usa erano pronti a far accelerare la ricerca di una soluzione diplomatica anche mostrando chiaramente tutta la potenza dei mezzi a disposizione.

Il presidente Nixon prese dopo settimane di impasse, ottenuta la rielezione a novembre, la decisione estrema di togliere le restrizioni all'impiego dei bombardieri strategici Boeing B-52 Stratofortress della United States Air Force espandendo contro gli obiettivi civili e infrastrutturali nel Vietnam del Nord il loro raggio d'azione inizialmente pensato specificamente contro le rotte di approvvigionamento dei guerriglieri Vietcong. La mossa fu suggerita su iniziativa del generale Alexander Haig che riteneva essenziale sferrare un colpo il più possibile potente agli uomini di Vo Nguyen Giap per forzare l'accelerazione nei negoziati. Nixon approvò subito e anche Kissinger fu pienamente favorevole.

Alla base Andersen di Guam si concentrarono 155 B-52, tanto che gli aerei durante le operazioni dovevano essere mantenuti costantemente a rotazione in volo come accaduto negli anni precedenti a Diego Garcia, e un'altra cinquantina furono posizionati in Thailandia, principalmente a U-Tapao. Il 18 dicembre partirono i raid, con cui molti bombardieri compivano da Guam missioni capaci di durare anche 18 ore con 13mila km di volo e rifornimenti di KC-135 Stratotanker garantiti dagli aerei in partenza da Okinawa per questo obbiettivo.

I bombardieri, che volavano a gruppi di tre per evitare di essere colpiti dal fuoco nemico. I primi raid colpirono gli aeroporti di Kép, Phuc Yen e Hoa Lac oltre alla città di Hanoi. In seguito furono attaccate centrali energetiche, infrastrutture civili e anche diversi luoghi abitativi del Vietnam del Nord. Linebacker II si poneva obiettivi militari, strategici e politici mostrando che gli Usa erano pronti a tutto pur di piegare il nemico.

Come ha fatto notare Air Force Magazine, indubbiamente, anche nei giorni successivi i B-52 ottennero ulteriori risultati conseguendo quello che sul piano tattico si può definire una serie di successi: gli aeroporti militari furono messi fuori combattimento, i MIG vietnamiti colpiti a terra o costretti al suolo, buona parte delle linee di rifornimento interne al Vietnam del Nord bloccate, l'80% dell'infrastruttura energetica demolita. Vi furono però anche 1.600 vittime civili e un decisivo irrigidimento di buona parte della popolazione verso il governo statunitense. Gli Usa lamentarono 15 bombardieri abbattuti, principalmente ad opera dei missili terra-aria, e 43 caduti.

A partire dal 22 dicembre 1972, il governo statunitense propose ai delegati nordvietnamiti la fine dei bombardamenti in cambio della ripresa dei trattati di pace. Il giorno di Santo Stefano, il Vietnam del Nord accettò, e il 29 dicembre i bombardamenti cessarono. Con 15mila tonnellate di bombe Nixon aveva convinto i comunisti a tornare al tavolo delle trattative, ma l'accelerazione fu tale che Washington costrinse a mediare anche il regime di Thiem, desideroso di cogliere l'occasione di conseguire una vittoria militare decisiva. Saigon si piegò al volere Usa e nel gennaio 1973, un mese dopo la fine dei raid, siglò la Pace di Ginevra. Per gli Usa, però, la sconfitta strategica era alle porte e in un certo senso Linebaker II la certificò. I bombardieri americani avevano colpito anche scuole, ospedali, villaggi civili, acquedotti, fabbriche di beni di prima necessità, mercati comuni, mostrando al mondo, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto la retorica manichea che animava la guerra del Vietnam fosse semplificatoria. Inoltre, il regime del Vietnam del Nord, per quanto impressionato dalle perdite, tenne il fronte interno e, anzi, si consolidò rivendicando di esser riuscito a mantenere attiva la difesa lungo l'intero svolgimento dell'operazione. Infine, Nixon e Kissinger sbolognarono a Saigon l'intera gestione della fase finale del conflitto. La caduta dell'amministrazione sull'onda del Watergate aprì la strada alla controffensiva vietcong che portò alla caduta di Saigon tra il 1974 e il 1975.

Gli Usa dovettero abbandonare il Vietnam senza poter ripetere un attacco su larga scala dopo aver giocato, con i raid dei bombardieri B-52, le loro ultime cartucce. Spezzare la volontà di resistenza di un popolo unicamente con i bombardamenti si era rivelato infattibile. E il Vietnam fu definitivamente perso anche per la constatazione di questo fatto sul lungo periodo.

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