La mamma di Harry Potter? È una signora scrittrice

Arriva in Italia e convince il nuovo romanzo (per i grandi questa volta) di J.K. Rowling: una storia «vera» e ben scritta. Ma un po' antiborghese...

La mamma di Harry Potter? È una signora scrittrice

Quando si diventa così ricchi e così famosi, le tentazioni sono due: smettere. Oppure cominciare a dire la verità per quella che è, senza mascherarla dietro la facciata imponente della più famosa scuola di magia del globo. J.K. Rowling ha scelto la seconda. Le ha fatto bene e, dopo aver letto Il seggio vacante (in libreria da qualche giorno per Salani, traduzione di Silvia Piraccini, pagg. 554, euro 22), possiamo dire che fa bene anche ai lettori. Il romanzo, ché a far paragoni si fa peccato ma s'indovina, è una sintesi pop tra Nick Hornby e Alan Bennett con tocchi di Irvine Welsh. Ovvero britannico nel midollo, dalla superficie stilistica alle profondità, quelle legate più radicalmente alla biografia dell'autrice.

Siamo a Pagford, campagna britannica dell'Ovest, provincia britannica dell'Ovest, acciottolato britannico e britannica grettezza. Muore all'improvviso un consigliere comunale incorruttibilmente e inquivocabilmente «buono», Barry Fairbrother, e questo scatena l'animo «cattivo» dei suoi compaesani. Fin qui, da «Son sempre i migliori che se ne vanno» a «La politica è una cosa sporca», ci vuole un secondo a scatenare l'Harold Bloom che è in noi alla ricerca dei «sette cliché a pagina» si cui appunto si dilettò il celebre critico statunitense quando lesse Harry Potter. Ma la verità è che è deleterio riassumere la trama e lo sfondo socio-politico del Seggio vacante se non si ricorda prima che la Rowling è a pieno titolo uno dei protagonisti del romanzo (letteratura e vita sono alterità, ma qualcuno leggerebbe Céline o Flaubert, e qui non si fanno paragoni, senza tenere in alcun conto le loro biografie?). Quindici anni e sua madre riceve la diagnosi di sclerosi multipla mentre con suo padre i rapporti si fanno insopportabili; 25 e scappa all'estero a insegnare; 28 e torna con una figlia di sei mesi e la fine di un catastrofico matrimonio con un giornalista portoghese. Esaurimento, depressione clinicamente accertata, tendenze suicide, sopravvivenza grazie al sussidio e a 2500 dollari di anticipo del primo Harry Potter, seguìto dal caldo consiglio del suo editore Bloomsbury di trovarsi un lavoro, perché «Sopravvivere con le vendite di libri per bambini è dura». Sfidiamo chiunque a non covare vendetta à la Ken Loach verso la classe media snobbish amata/odiata per 30 anni. E a non incanalare questa vendetta in un'ammirazione incondizionata del «diverso», che porti o meno una cicatrice in fronte.

Inevitabile che poi nel primo libro «reale» di una carriera, il ritratto più vivido sia quello dei Weedon: Terri, prostituta, eroinomane e madre di Robbie, tre anni, che lotta per restare «pulita» e non perderne l'affidamento. E sua figlia adolescente Krystal. L'antieroe del romanzo esattamente come lo era Harry Potter. Privata all'inizio della storia dell'unico surrogato di «padre» mai avuto, ovvero il buon Barry Fairbrother, difensore di umili e oppressi rappresentati dal quartiere di Fields («Finestre sbarrate con le assi imbrattate di oscenità; adolescenti che ciondolavano con la sigaretta in bocca sotto le pensiline degli autobus») esattamente come lo fu Harry Potter. Hogwarts e Pagford sono un unico cappotto risvoltato. Di là la magia vince la morte, ma si resta ragazzi per sempre. Di qua il tessuto è marcio, cimici e pidocchi, specie dentro le scarpe delle signore bene con mani ad artiglio, nelle squallide scenette familiari delle villette con l'orto privato e tra le pagine di facebook. Il degrado è così deteriore e spassionato da risultare divertente, leggero, irresistibile. E il cinismo involontario aumenta di grado per condurre a un finale di sangue e spine con ritmo magistrale.

Diciamo che per la Rowling questa era la prova suprema, quella «del secondo libro». Perché è impossibile negare che il mondo, almeno quello dei lettori, si divida in due: quelli che hanno letto Harry Potter e gli altri. I primi ammontano almeno a 450 milioni e si sa che se ne hai letto uno e ti è piaciuto, poi li leggi tutti. Ora, per questo stuolo di estimatori, la saga del maghetto è un tutt'uno. Perciò, con Il seggio vacante, potenziale cambio di rotta verso una storia adulta e priva di magia, si lascia la strada vecchia per la nuova: la letteratura per ragazzi, almeno nelle intenzioni, per la letteratura tout court. E diciamocelo: la concorrenza in questo settore è spietata. Sicché, se la Rowling rischiava di deludere soprattutto i fan, che l'hanno resa più ricca di Elisabetta e costretta a difendere la sua privacy molto meglio di quanto faccia la famiglia reale, si è anche data un'opportunità, lanciandosi tra le braccia di potenziali nuovi lettori.

L'hanno presa al volo? La situazione in patria è stabile, tendente alla discesa: Il seggio vacante si attesta sulle 300mila copie (Cinquanta sfumature - che la Rowling non ha letto perché lo aveva promesso al suo editore - in sette giorni in Inghilterra arrivò a 665mila), ma da pochi giorni è «solo» secondo, superato dalle ricette da 15 minuti del rivale di sempre, lo chef Jamie Oliver. Si attendono le classifiche nostrane della prossima domenica.

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