Da Manuzio agli ebook la rivoluzione continua

Sloan, ex manager di Twitter, mostra le similitudini tra invenzione della stampa e nuovi media. Con sguardo ottimista e umanistico

Da Manuzio agli ebook la rivoluzione continua

Aldo Manuzio e gli smanettoni della Silicon Valley si troverebbero senz'altro simpatici. Avrebbero infatti molto di cui discutere. La passione per la tecnologia, innanzi tutto. Il geniale editore rinascimentale ha portato alla perfezione un allora giovanissimo medium: il libro, che sotto i suoi torchi diventerà maneggevole, «tascabile» diremmo noi; piacevole alla vista grazie all'introduzione del corsivo; e più comprensibile in virtù di un uso razionale della punteggiatura. Poi il gusto per l'innovazione: i classici editi da Manuzio buttano a mare le glosse medievali e fanno esplodere il testo, lasciandolo libero di respirare. Quindi il piacere della condivisione: Aldo era un mercante piuttosto scafato ma è passato alla storia per l'amore con cui realizzava i suoi volumi, chiamando a sé i migliori umanisti e artigiani. Per lui pubblicare certi autori, i greci e i latini, ma anche Petrarca, significava percorrere insieme con i lettori la strada della rinascita. Il libro, secondo Aldo, è il breviario di una cultura laica finalmente aperta a molti, se non a tutti. Infine, la ricerca dell'immortalità: quella degli autori e forse anche la propria. Aldo sapeva che cosa stava realizzando: non a caso il suo maggiore conoscitore, l'italianista Carlo Dionisotti, lo chiama «editore». Per la precisione: il primo editore e anche l'unico in un'epoca di semplici tipografi. Gli smanettoni puntano invece a un altro tipo di immortalità, quella digitale: per loro l'anima è un un insieme di dati da scaricare in rete. Sarà folle, ma pur sempre di immortalità stiamo parlando.
C'è un libro che unisce questi due mondi, come abbiamo visto solo all'apparenza lontani, passando dall'uno all'altro, con una trama che strizza l'occhio ai bestseller esoterici ma anche ai capolavori di Jorge Luis Borges. Si intitola Il segreto della libreria sempre aperta (Corbaccio, pagg. 300, euro 16,40; in uscita il 23 maggio). L'autore è il 32enne Robin Sloan, manager di Twitter fino al 2011: un fan dei nuovi media (e degli ebook) che si trova a proprio agio al Grolier Club di Manhattan, l'associazione di bibliofili più esclusiva al mondo.
Il romanzo è divertente: un mago del marketing on line perde il lavoro e viene assunto come commesso notturno in una stranissima libreria di San Francisco aperta 24 ore al giorno. Il proprietario, mister Penumbra, non sembra preoccupato per le scarsissime vendite, né per l'assortimento a dir poco lacunoso. La sua occupazione principale sembra quella di prestare ai clienti fissi vecchi tomi scritti in un codice cifrato. Inizia così un thriller che ruota intorno a una misteriosa setta di veneratori di... Manuzio. Il genio avrebbe nascosto la formula dell'immortalità nella sua autobiografia, scritta in un codice impossibile da decrittare. Per accedere al segreto di Aldo, bisognerà «craccare» il codice, proprio come farebbe un pirata informatico di fronte a un sito internet impenetrabile. Al fine di riuscirci verrà mobilitato l'intero staff di Google, al momento l'arma informatica più potente del mondo. Sarà sufficiente? E comunque: chi sono quei tizi in tonaca nera che non sembrano affatto contenti di vedere all'opera gli scanner di Googlebooks sul tomo aldino?
Oltre non si può proseguire nel raccontare, senza rovinare il piacere della lettura. Però si può aggiungere che Sloan affronta da una prospettiva molto diversa dal solito la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo. Catastrofisti e adoratori della rete, secondo l'autore, sbagliano in eguale misura. Anche certe contrapposizioni (carta o ebook) sono meno rigide di quanto sembrano.

Questo romanzo mostra come la rivoluzione digitale, nonostante le apparenze, abbia forti e spesso insospettabili legami con la rivoluzione innescata dall'invenzione della stampa. I suoi effetti sono ancora imponderabili ma non ci mancano i mezzi per dominarli e indirizzarli nella giusta direzione. Quale? Quella indicata da un grande editore-umanista vissuto cinque secoli fa a Venezia.

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