Se, come abbiamo scritto ieri, la situazione economica ed espositiva della Pinacoteca di Brera è complessa e di difficile gestione, i piani per risolverla, al di là della «questione Fondazione», esistono. E per certi versi si sovrappongono.
Esiste quello che potremmo chiamare un «super piano», normalmente indicato come «Grande Brera»: quello che vorrebbe portare in dirittura d'arrivo il ministro Ornaghi. Costo: circa 150milioni di euro. Svolgimento a grandi linee. L'Accademia di Belle Arti che occupa buona parte del Palazzo di Brera verrebbe trasferita negli ampi spazi delle caserme Mascheroni e Magenta, ora vuote. Contestualmente verrebbe restaurato e reso agibile Palazzo Citterio, che si trova vicino a Brera e da anni attende di essere sfruttato dalla Pinacoteca. Per la realizzazione di questo progetto il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha messo a disposizione, nel marzo scorso, 23 milioni di euro, a partire dalle richieste del Mibac. Il resto della cifra va reperita attraverso i «privati» e gli sponsor. Strada sulla quale si sta muovendo il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi che in settembre, a Palazzo Litta, ha incontrato i rappresentati del Comune, della Regione, della Fondazione Cariplo e della Camera di Commercio. In realtà però il progetto potrebbe essere portato avanti a tappe. Oltre a provvedere ai restauri necessari a Brera, si potrebbe dare il via ai lavori di ampliamento a partire da Palazzo Citterio. Anche perché il trasferimento dell'Accademia in via Mascheroni incontra resistenze. Il 17 ottobre infatti Gastone Mariani, direttore dell'Accademia, ha scritto parole di fuoco al direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici Caterina Bon Valsassina: «L'Accademia di Brera si sente doppiamente tradita e rigetta le soluzioni tampone che il suo ufficio propone». Perché? Perché come spiega al Giornale Mariani: «Era stato promesso un campus, da sviluppare con un progetto di ampio respiro e invece tutte le strutture sono sottoposte a vincoli architettonici».
Tutto questo mentre, nella situazione attuale, la soprintendente della Pinacoteca, Sandrina Bandera, è costretta a rinunciare alle donazioni librarie e a razionalizzare le eventuali donazioni di opere per la mancanza di spazio. Partire dalla ristrutturazione di Palazzo Citterio potrebbe accelerare i tempi e rendere subito agibili nuovi spazi. La soprintendente già alcuni mesi fa ipotizzava: «Anche prima che avvenga lo spostamento degli studenti dell'Accademia, e senza inficiare per nulla il progetto Grande Brera, si potrebbero trasferire nel Palazzo Citterio le opere che potrebbero occupare uno dei due piani alti; la biblioteca potrebbe essere trasferita al piano terreno. Un intero piano tra quelli sopraelevati potrebbe essere dedicato alle esposizioni ... mentre il piano terra potrebbe essere destinato a un bookshop e a un'area conferenze». Sarebbe un inizio.
Ma quante risorse servirebbero per questo «progetto di minima»? Per un restauro di base di Palazzo Citterio servirebbero circa 12 milioni di euro. A questi dovrebbero essere aggiunti 20 milioni di euro che consentirebbero di portare avanti gli allestimenti funzionali, e qui di nuovo si potrebbe anche pensare a finanziatori privati, a patto che qualche storico dell'arte non si scandalizzi. Sulla carta, tra l'altro, le tempistiche non sarebbero nemmeno lunghissime, non più di tre anni. In questo senso cadono a fagiolo i fondi stanziati dal Cipe, grazie anche ad un lungo lavoro di Mario Resca, sino a luglio scorso commissario straordinario alla Grande Brera. I soldi stanziati in questa fase dovrebbero servire alla messa in sicurezza e liberazione dei locali della Mascheroni (si parla di 2 milioni), al completamento del restauro e del ripristino di palazzo Citterio, vicino alla Pinacoteca, per renderlo al più presto spazio espositivo (16 milioni), e al rifacimento dei tetti della Pinacoteca (intervento già in atto) e del complesso di Brera che erano piuttosto malconci (5 milioni).
La soprintendenza è all'opera e attiverà una serie di nuovi bandi a partire da dicembre. Resta poi da capire comunque cosa fare sul palazzo di Brera in sé. Esiste già un progetto di massima realizzato dall'architetto Mario Bellini, che vinse nel 2009 la gara per l'allargamento e la ristrutturazione della Pinacoteca. Il progetto all'epoca era noto come «Brera in Brera», i fondi previsti (52 milioni di euro) si volatilizzarono. Ora si dovrebbe calare il progetto nella pratica, tenendo conto dei cambiamenti avvenuti. E gia nei mesi scorsi Bellini aveva pensato soluzioni che partissero da palazzo Citterio.
Ma non si tratta solo di spazi. C'è da capire se con lo strumento della Fondazione (o senza) sia possibile realizzare delle sinergie.
Una delle più gettonate, per esempio, parte dall'idea di unire le due realtà museali statali presenti a Milano, cioè il Cenacolo e la Pinacoteca, in un'unica amministrazione: la Grande Brera potrebbe quindi essere realizzata passando attraverso la costituzione di un Polo museale milanese con conseguente autonomia finanziaria. Ma è difficile muoversi se anche solo la parola «privato» fa paura.2 -continua
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