"Il mio nome è Bond". Anzi, Peter Fleming

Ecco a chi si ispirò l'inventore dello 007 più celebre della letteratura: a suo fratello. Esploratore in Amazzonia, agente segreto in guerra e conquistatore di belle attrici

"Il mio nome è Bond". Anzi, Peter Fleming

A chi si ispirò Ian Fleming per costruire il personaggio del suo agente segreto James Bond? È una domanda che spesso si sono posti gli appassionati lettori dello scrittore inglese. Alla questione sembrerebbe in parte rispondere un diario di viaggio scritto nientemeno che da Peter Fleming (Londra, 1907-71), il fratello maggiore di Ian. Il volume, intitolato Avventura brasiliana (Nutrimenti) e pubblicato originariamente nel 1933, ci fa sospettare che Peter Fleming possa essere stato davvero il modello per l'Agente 007 con licenza d'uccidere.
Avventuriero e scrittore di viaggio, Fleming raccontò le sue peripezie in giro per il mondo dentro a libri appassionanti, ricchi di suspense ma anche di umorismo, tanto che ancora oggi il comico Michael Palin dei Monty Python sostiene seriamente che Avventura brasiliana sia un libro capace di competere con gli scritti di Bruce Chatwin e Paul Theroux. Le peripezie di Peter in Amazzonia e Mato Grosso e quelle successive in Manciuria, Cina e Kashmir (raccontate in volumi come One's Company e News from Tartary) sicuramente mostrarono a Ian Fleming come si potevano raccontare certe storie. D'altra parte Peter Fleming contribuì alla pubblicazione di Casino Royale (il primo romanzo della saga di 007). Fu lui infatti a proporlo al suo editore Jonathan Cape convincendolo a stamparlo nel 1953. E si occupò personalmente della revisione di quella spy story, come racconta Francesca Valente nella postfazione a Avventura brasiliana, «con una tale puntigliosità che Ian Fleming prese a chiamarlo “Dr Nitpick”, Dottor Pignolo. Fu Dr Nitpick a scegliere il nome della segretaria di M, la mitica Miss Moneypenny (a volte Jane, altre volte Eve, come la madre di Ian e Peter), che in origine si chiamava Miss Pettaval».
Ma veniamo agli eventi narrati fra le pagine di Avventura brasiliana. Nel 1932 Peter Fleming era un ex studente appena laureato a Eton che per caso decise di rispondere a un annuncio sul Times che così recitava: «Spedizione sportiva e di ricerca, guida esperta, partenza a giugno dall'Inghilterra, per esplorare fiumi Brasile centrale, possibilmente accertare sorte colonnello Fawcett; abbondanza di selvaggina, grossa e piccola; pesca eccezionale; posto per altri due cacciatori; ottime referenze richieste e fornite». Fleming si fece avanti, non immaginando certo che di lì a poco si sarebbe trovato immerso in un viaggio del quale Rider Haggard avrebbe potuto concepire la trama e Conrad lo scenario.
Il colonnello Percy H. Fawcett era, infatti, un esploratore che risultava scomparso ormai da sette anni nelle impenetrabili foreste del Mato Grosso. Qualcuno sosteneva si fosse avventurato in quei luoghi alla ricerca di una civiltà scomparsa, altri che fosse sulle tracce di un tesoro dei conquistadores. Fleming si trovò a far luce su quel misterioso caso redigendo al suo ritorno un diario di viaggio il più possibile realistico dell'esperienza da lui vissuta: «Nel descrivere il Grande Ignoto abbiamo carta bianca, e i pochi miei predecessori in questo particolare campo hanno insistito molto sul tasto Orrori della Giungla. Alligatori, serpenti, pesci mangiauomini, selvaggi in agguato, spaventosi insetti e tutta una sfilza di paroloni tropicali era lì pronta per l'uso. Quando è arrivato il momento, tuttavia, ho capito che non avrei avuto quasi mai l'impudenza di usarli». Il giovane avventuriero si trovò immediatamente catapultato «in un mondo in cui può accadere qualsiasi cosa», ma per essere compreso dai suoi lettori e per non sembrare vittima di esagerazioni degne di autori come Haggard o Edgar Rice Burroughs, fece spesso ricorso all'ironia per raccontare la sua esperienza.
Fleming più che esaltare le sue quotidiane lotte, a suon di proiettili della sua carabina 375, contro gli «ultimi draghi» (ovvero gli alligatori) racconta con maggiore enfasi la sua sfida contro il terribile maggiore George Lewy Pingle, un temibile avversario, sotto il cui pseudonimo si cela il reale capitano J.G. Holman, che cercherà di soffiare a Fleming il suo reportage, facendo di tutto per essere il primo a portare in Inghilterra le notizie riguardanti la vera sorte del colonnello Fawcett. I due intrepidi antagonisti si sfideranno in un incredibile duello-inseguimento...
La passione per le imprese e le avventure del fratello di Ian Fleming verrà riconfermata dalle sue successive esperienze militari. Durante la Seconda guerra mondiale vestirà l'uniforme di capitano dei Granatieri ed entrerà a far parte delle segretissime «Auxiliary Units» create per contrastare l'occupazione del Regno Unito da parte dei nazisti. Al comando dei reparti speciali inglesi, Fleming in Grecia e in Norvegia farà saltare in aria autobus imbottiti di bombe esplosive, sopravvivendo a incursioni aeree e a naufragi.

Dal 1942 assumerà poi la direzione della Divisione «D» per il Sud-est asiatico, incaricata dai servizi segreti di «creare diversivi per ingannare il nemico, falsificando dispacci e diffondendo informazioni errate e fuorvianti».
E finita la guerra Peter Fleming si sposerà con l'affascinante attrice Celia Johnson, dimostrando di avere anche nella sua vita sentimentale molto in comune con James Bond.

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