Nei musei italiani può esserci un direttore straniero, come voluto dall'ex ministro Dario Franceschini. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato secondo cui, una norma europea non può essere di fatto smentita da una legge nazionale.
A ricorrere al Tar contro la nomina di Peter Assman, storico dell'arte austriaco, alla direzione di Palazzo Ducale a Mantova è stata Giovanna Paolozzi Maiorca Strozzi, ora soprintendente a Parma. Il tribunale amministrativo le aveva dato ragione, richiamandosi all'articolo 38 del Testo unico sul pubblico impiego del 2001, che vieta la possibilità ai cittadini non italiani di ricoprire incarichi dirigenziali nella pubblica amministrazione. Norma che - secondo l'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato - cozza con le normative europee che vietano l'esclusione di cittadini dell'Ue a una selezione pubblica, se non in pochi casi (magistratura e forze dell'ordine).
La riforma Franceschini è quindi salva. E il nuovo ministro Alberto Bonisoli non sembra volerla smantellare: "A me piace pensare che un direttore debba essere bravo", ha detto tempo fa in un'intervista al Corriere, "Per struttura mentale, vorrei attenzione per gli italiani. Ma ragionare in base al passaporto mi sembra desueto, così come trovo provinciale che la scelta di uno straniero, solo perché straniero, sia segnale certo di modernità. Se un direttore bravo non è italiano, perché no? Ma no alla nomina solo perché straniero".
"Dopo anni di ricorsi e sentenze si chiude definitivamente la vicenda dei direttori stranieri nei musei con
il via libera di oggi del Consiglio di Stato", commenta invece l'ex ministro Dario Franceschini, "Grazie a tutti i direttori italiani e stranieri che ora potranno continuare il loro lavoro straordinario".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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