Quando dici Edgar Allan Poe uno pensa a Brandon Lee, poveretto, morto a causa di un casuale colpo di pistola durante le riprese de Il corvo . Non che Il corvo di Brandon Lee c'entri molto con Il corvo ( The Raven ) di Poe, pubblicato 170 anni fa, nel 1845, ma tant'è, l'esempio fa capire la forza persuasiva del poeta americano, che non passa mai di moda.
Nonostante Harold Bloom, plenipotenziario della critica letteraria, si sforzi di insegnarci quanto Poe sia di «una palpabile volgarità», autore di «orribili versi», allineando undici poeti americani dell'800 più bravi di lui (alcuni misticamente ignoti, come Jones Very, Henry Timrod e Sidney Lanier), deve tuttavia riconoscere che «il mito di Poe è fondamentale per il canone americano». Lo è anche, soprattutto, per quello europeo (Poe approda in Francia sponsorizzato da Baudelaire) e perfino per quello italico (in tanti hanno giocato a tradurlo, da Giorgio Manganelli a Maurizio Cucchi, Elio Vittorini, Valerio Magrelli, Davide Sapienza), dove Poe è editorialmente una sicurezza, è continuamente ristampato. Jerome McGann in The Poet Edgar Allan Poe (Harvard University Press) vuole convincerci che Poe - fondatore del noir, dell'horror e della fantascienza - è stato anche un poeta strabiliante, lungimirante.
Intanto, allinea chi del Poe con la lira ha scritto il peggio possibile («Entusiasmarsi per Poe è il segno di una mente primitiva», scrisse Henry James, mentre per Walt Whitman le poesie di Poe sono «luci elettriche abbaglianti ma prive di calore» e per Yeats valgono certe «pagine di prosa, a tratti profonde: il resto è francamente banale») e chi lo ha redento (il cristianissimo Thomas S. Eliot, per cui «Poe possedeva in modo eccezionale il senso incantatorio e seduttivo della poesia»). Proprio seguendo le tracce critiche di Eliot, McGann rilancia il genio poetico di Edgar. Un autore, a suo dire, capace di «sperimentazioni poetiche» e di «riflessioni metriche» che «lo rendono un nostro contemporaneo».
Il razionalismo estetico di Poe, che costruiva i versi a seconda delle reazioni meccaniche che voleva produrre, come se la lirica fosse un esperimento elettromagnetico, ci convincono che «dietro il poeta maledetto si nasconde un intellettuale che sa esattamente quello che vuole». Ennesimo tabù infranto: i veri maledetti, sono quelli benedetti dal genio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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