«Ogni uomo sbagliato cerca la donna giusta»

«Ogni uomo sbagliato cerca la donna giusta»

«Magda, tu mi adori? E allora lo vedi che la cosa è reciproca?». Quando citiamo a Graeme Simsion la miliare gag di Bianco rosso e Verdone, la comprensione è immediata e la risata pure. Perché il Furio di Carlo Verdone ha più di un punto in comune con il 39enne professore di genetica all'Università di Melbourne Don Tillman, protagonista di L'amore è un difetto meraviglioso (Longanesi, trad. di Michele Fiume, pagg. 304, euro 14,90). Ma se Furio si limitava a preannunciare alla famiglia una piazzola di sosta dopo «22-23 minuti di viaggio» sebbene «fosse in arrivo un'area depressionaria di 982 millibar», Don Tillman, affetto da sindrome di Asperger, si spinge molto più in là della programmazione settimanale di 94 minuti per la pulizia del bagno. È l'Asperger, parente stretto dell'autismo e ispiratore di più di un film, dall'ultimo Adam di Max Meyer fino al più famoso Rain Man di Barry Levinson, a condurlo al piano perfetto per trovare la compagna di una vita. Il «Progetto Moglie» prevede di sottoporre un numero più alto possibile di candidate a un questionario analizzabile secondo complicati ma scientifici criteri di inclusione (puntualità, moderazione nel bere...) ed esclusione (vegetariane, truccate, fashion victim) fino a trovare la donna giusta. E non sarà un caso se il 56enne ex programmatore informatico e creatore del plot viene dall'Australia, Paese in cui la scelta è dura, visto che le donne sono in sovrannumero. Non è tuttavia nel questionario che sta la genialità del romanzo (sottoporre il partner a test non è una novità), ma nella garanzia che i risultati verranno rispettati: Don radia davvero dalla propria lista sentimentale le donne che non rispondono ai requisiti, «anche» se gli piacciono.
A chi si è ispirato per il «Progetto Moglie»?
«A un amico. Proprio come Don, ha avuto parecchie difficoltà a trovare una partner e verso i 40 anni ce l'ha fatta grazie a un “progetto” matematico. La sua ricerca mi è servita da ispirazione. Il libro è dedicato a lui, che non è malato di Asperger».
Quindi il vero problema con le donne non è l'Asperger?
«L'Asperger non è una colpa, è una variante. Tillman è perfetto per gestire oggetti e matematica, meno bravo con le persone. Razionalizza sempre: condividere un taxi con una donna che gli piace non significa passare più tempo con lei, ma inquinare meno. Se cerco di identificarmi con lui, lo capisco. Ma nella realtà non faccio la sua stessa confusione. Non più di altri uomini, almeno. Si tratta di riconciliare l'approccio logico con le emozioni».
La “dissociazione” emotiva è una peculiarità maschile?
«Sì, è un comportamento più comune negli uomini. Tanti lettori mi hanno detto: “Conosco qualcuno proprio come Don, ero sposata con uno così, mio padre me lo ricorda tanto”. Si tratta sempre di un uomo».
Forse in ogni uomo c'è un seme di Asperger.
«La tendenza più recente è credere che esista uno spettro di autismo con molte sfumature, alte e basse. Diciamo che la maggior parte di noi sta nel mezzo. E che gli uomini sono in generale più “alti” delle donne».
Come ha creato un personaggio così verosimile?
«Spesso la gente mi chiede: “Hai fatto molte ricerche?”. E io rispondo: “No, ho solo passato trent'anni nell'Information Technology”. Il linguaggio di Don non viene dai libri, ma dai meeting di lavoro, prima in azienda e poi in Università. La parlata di Don non sarebbe affatto bizzarra in un riunione di informatici. Solo che lui la usa con le persone. Noi diciamo “Questo computer ha un guasto”. Lui dice, e pensa: “Questa donna ha un guasto”».
Tillman ha una pagina facebook e un profilo twitter: la sua avventura si ferma qui?
«Sto scrivendo un sequel , completato il Progetto Moglie, verrà sottoposto a nuove sfide».
Il Progetto Moglie somiglia molto alle soluzioni di marketing per trovare il prodotto giusto. C'è un messaggio nel suo romanzo?
«È vero che tendiamo a fare elenchi, ad adottare un approccio scientifico alla vita. Ma la causa non è il marketing: è internet. La rete ci ha abituati a rispondere a questionari sempre più sofisticati, soprattutto per ottenere appuntamenti amorosi. Inoltre siamo abituati ad avere gli oggetti proprio come li vogliamo e dunque alziamo l'asticella delle aspettative anche verso le persone. Ma non è detto che siamo la persona più giusta per dire che cosa è meglio per noi. Mia moglie Anne mi ha confessato che quando ci siamo conosciuti vedeva anche altri due uomini.

Ad un certo punto, per superare la confusione, ha fatto una lista di pro e contro di tutti e tre. La lista non l'ha aiutata. Alla fine dice di aver sposato me seguendo “una motivazione emotiva”».
Ha mai riguardato la lista?
«È quel che mi dice di continuo: che la riprenderà in mano, prima o poi».

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