Le pale del Mulino non girano più Cassa integrazione per 68 dipendenti

Guai per uno degli storici editori della saggistica italiana. L'editore bolognese Il Mulino, prima prestigioso marchio liberale e poi perla della sinistra riformista à la Prodi, deve ricorrere alla cassa integrazione. Come ha spiegato in un comunicato l'amministratore delegato Giuliano Bassani, la congiuntura economica non è delle migliori e ha colto Il Mulino in «una fase di particolare rinnovamento... stiamo investendo molte energie in settori nuovi». Vista quindi la flessione dei ricavi (meno 7,7% nel 2012 e meno 6,8% nei primi 5 mesi del 2013) l'editore «ha deciso di adottare per alcuni mesi lo strumento della cassa integrazione ordinaria». Così tutti i 68 dipendenti, dopo l'incontro con i sindacati di domani, dovrebbero essere sottoposti a 8 ore di cassa integrazione la settimana per la durata di 13 settimane da svolgersi prima e dopo agosto. La misura dovrebbe essere temporanea. Secondo l'editore infatti è l'unico modo di ridurre i costi senza rinunciare a progetti che consentirebbero al Mulino di uscire dalla crisi.
Tra le iniziative che il Mulino non vuole abbandonare spicca Pandoracampus, una piattaforma multimediale progettata per fornire contenuti e servizi a professori e studenti dell'università. Debutterà in autunno. Come spiega al Giornale il direttore editoriale Andrea Angiolini: «Pandoracampus è il compimento di un processo che Il Mulino sta portando avanti da anni... non si tratterà semplicemente di e-book, sarà una piattaforma accessibile online con una fortissima base interattiva... Sarà un vero e proprio ecosistema culturale non ci abbiamo appoggiato dei pdf... C'è una fortissima interattività, e per di più la piattaforma sarà multieditore. Non possiamo rinunciarci, sarebbe miope». La scommessa pagherà in una situazione di crisi (il mercato della non-fiction nel 2012 ha perso il 12% del fatturato)? Sessantotto dipendenti sperano di sì.

Perché come spiega il professor Gianfranco Pasquino, socio dell'associazione Il Mulino e dal 1980 al 1984 direttore dell'omonima rivista: «Io credo che la qualità dei testi pubblicati sia buona, talvolta addirittura eccellente, ma il mercato sta evolvendo, ci sono molti cambiamenti nei programmi universitari, e stanno diminuendo gli iscritti, su una casa editrice come Il Mulino incide... questo complica le prospettive».

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