Paolucci: «C'è troppo provincialismo esterofilo»

P roseguono le polemiche sulla nomina dei nuovi direttori dei 20 più importanti musei italiani. Come notato da Vittorio Sgarbi sul Giornale , c'è un doppio problema: di metodo (alquanto confuso) e di merito (non rispettato). I vincitori stranieri (7 su 20) sono ottimi professionisti ma in molti casi non hanno un curriculum paragonabile a quello dei funzionari italiani «bocciati» al termine del concorso (di cui la Uil, ieri, con una lunga nota, ha denunciato la scarsa trasparenza nelle fasi finali). L'altroieri Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia e capo della commissione che ha selezionato i vincitori del bando ministeriale, aveva liquidato le prime critiche, in un'intervista rilasciata a Repubblica : «I direttori stranieri? Polemiche da provinciali».

Ora però l'accusa di provincialismo viene rovesciata proprio sull'operazione del Ministero dei Beni culturali. E a farlo è uno studioso e funzionario di indiscusso valore: Antonio Paolucci, ex ministro per i Beni culturali e ambientali e già soprintendente per il Polo Museale Fiorentino. Dice Paolucci all'agenzia AdnKronos: «Mi pare che tutta l'operazione portata avanti da Franceschini denunci un atteggiamento di grande provincialismo esterofilo. L'amministrazione italiana dei beni culturali è di assoluta qualità ed è lì dentro che bisognava selezionare i migliori». Paolucci aggiunge: «Se c'è un settore in cui gli italiani non hanno nulla da imparare dall'estero è proprio questo. È stata liquidata tutta una classe sovrintendenziale. Vedremo se questi sapranno fare meglio di noi. È chiaro che tra gli esperti italiani del settore questa scelta è stata avvertita come una sorta di delegittimazione del funzionariato tecnico-scientifico del Mibact. Questo è dispiaciuto: è come se molti non siano stati ritenuti all'altezza». Conclude l'ex ministro: «Le mie considerazioni non tolgono nulla al fatto che alcuni di questi direttori nominati li conosco anche personalmente e so che sono bravi. E a questo punto bisogna dargli credito e giudicare sulla base di quello che faranno».

Forse per bloccare l'ondata

di critiche, Franceschini ha annunciato che «la rivoluzione tocca tutti». Quindi per gli altri 400 musei italiani, entro l'autunno arriveranno i nuovi direttori, stavolta selezionati esclusivamente fra i funzionari Mibact.

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