La piena comprensione di Piero della Francesca non poteva che essere in età moderna, e non tanto nelle interpretazioni della critica quanto nelle intuizioni dei pittori. Lo vediamo, ad esempio, in un'opera di Georges Seurat, la Grande-Jatte . Seurat è il primo che intuisce l'ordine matematico della composizione geometrica delle opere di Piero, ne intende la ricerca prospettica e l'incidenza della luce. In Seurat, per un atto critico, Piero sembra rivivere. Parimenti, Piero è essenziale per la visione di Cézanne, che si applica a trovare nella realtà le forme geometriche elementari del cono, della sfera, del cilindro, del cubo. Inevitabile, in seguito a questa esperienza, ritrovarne le proporzioni nei cubisti e, poco dopo, nella visione metafisica di Giorgio de Chirico e, ancora, nel nuovo ordine di Valori Plastici . La lezione di Piero è determinante anche nella formazione di Balthus; e non mancherà di incidere, in diverso modo, sulla pittura di Giovanni Colacicchi e di Giorgio Morandi.
Con una così eloquente efficacia sull'arte tra Otto e Novecento, Piero della Francesca, intrinsecamente metafisico, non poteva non essere il pittore più moderno dell'intera storia dell'arte, determinando l'attenzione critica dei più straordinari studiosi del Novecento: di Bernard Berenson, che ne avrebbe ammirato la pittura non eloquente, e di Roberto Longhi, che ne individuò la sintesi prospettica di forma e colore.
Con queste considerazioni, sembrerà evidente come osservare un affresco di Piero sia un'esperienza filosofica del tutto estranea a qualunque residuo narrativo o illustrativo. È un'esperienza così radicale, che Francesco Arcangeli poteva illustrarcene l'opera ponendo a confronto gli affreschi con le Storie della Vera Croce ad Arezzo in particolare l' Incontro tra Salomone e la regina di Saba con alcuni dei dipinti astratti di Piet Mondrian. Un confronto illuminante se si osserva lo spirito con cui Piero espone i personaggi nell'aulico spazio delle architetture, rendendo corpi geometrici le ancelle al seguito della Regina di Saba e i dignitari che accompagnano Salomone. Una formidabile potenza d'astrazione governa tutti gli episodi delle Storie dal Sogno di Costantino al Miracolo della Vera Croce in uno straordinario equilibrio. Lo stesso che troviamo in uno dei capolavori della maturità: la Flagellazione di Cristo , con il gruppo in primo piano e il soggetto religioso in secondo piano entro uno spazio prospettico di matematica precisione. Piero è mentale, astratto.
Lo conferma nella Pala di San Bernardino a Urbino, ora a Brera: pura architettura dipinta, con evidenti richiami al mondo classico studiato a Roma. Piero è atarattico, lontano da ogni mozione degli affetti, da ogni declinazione sentimentale.Il suo Dio è immanente, calato nell'ordine delle cose.
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