All'amico Andréj, unico punto di riferimento certo della sua esistenza, l'inetto Oblomov confessa in un momento di sconforto: «la via vita è cominciata con il tramonto». Anche il Giappone ha il suo Oblomov, il quale però non ha un amico che gli possa porgere una spalla su cui piangere le proprie miserie. Ha soltanto una moglie che ama per inerzia e che lo ricambia con la stessa moneta fuori corso, la moneta dello stanco tran tran quotidiano. Ma anche la sua vita di funzionario statale, come quella del possidente terriero russo, è cominciata con l'arrivo delle tenebre.
L'Il'ja Oblomov giapponese si chiama Nonaka Sosuke e a scriverne fu nel 1910, mezzo secolo dopo la grande intuizione di Goncarov diventata il paradigma dell'uomo passivo, Natsume Soseki, il «padre» della nuova letteratura nipponica dell'epoca Meji, improntata a un realismo declinato a psicologismo. Terzo capitolo di un'ideale trilogia che comprende Sunshiro ed E poi, il romanzo che delinea il fallimento su tutta la linea del protagonista (posto di lavoro men che mediocre, tre bimbi morti prima di essere depositati nella culla, nessun legame affettivo con il mondo...) si intitola La porta e viene proposto, come molti di quell'autore, da Neri Pozza per la prima volta in italiano (pagg. 237, euro 16, traduzione di Antonietta Pastore).
Sosuke e la moglie Oyone, «due gocce d'olio galleggianti su una vasta distesa d'acqua», sono legati dal comune senso di colpa: hanno entrambi tradito Yasui, compagno d'università dell'uomo e fidanzato della donna mai più incrociato, e ne hanno ottenuto l'ostracismo della società. Così navigano a vista nella loro casetta piccolo borghese, si rammaricano per i pasticci combinati a proposito dell'eredità del padre di lui, si mettono sulle spalle il fardello di Koroku, il fratello minore di Sosuke, studente pigro e ingombrante.
E quando il loro vicino (nonché padrone) di casa annuncia l'arrivo dalla Mongolia del suo, di fratello, con al seguito proprio la vittima Yasui, Sesuke tenta la carta del ritiro in un tempio zen per prepararsi ad affrontare la resa dei conti. Sarà l'ennesimo buco nell'acqua. L'alba della meditazione non è adatta a chi è nato con un tramonto.
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