Il postino James M. Cain suona sempre due volte Ecco il romanzo ritrovato

In La ragazza dei cocktail, scritto a 83 anni, tornano i temi dei grandi classici del noirista. Con un pizzico di autobiografia

Una scena del film "Il postino suona sempre due volte"
Una scena del film "Il postino suona sempre due volte"

«Incarna il tipo di scrittore che detesto... un Proust dei poveri, un ragazzino sporcaccione pronto a imbrattare la staccionata con un gessetto quando nessuno guarda». Così, in maniera spietata, Raymond Chandler ritraeva il suo contemporaneo James M. Cain. Lo faceva con furore, pur avendo sceneggiato, con il regista Billy Wilder, da una storia di Cain, un classico del noir cinematografico di grande successo come La fiamma del peccato (cioè Double Indemnity, il libro - uscito in prima edizione italiana con il titolo La morte paga doppio - è del '43, il film del '44). Persino il Time non andò tanto per il sottile con Cain e lo accusò di essere «un vecchio provocatore» che aveva scritto libri «carnali e criminali», arrivando persino a scrivere, nel '65, che per «trent'anni James M. Cain ha coltivato un filone letterario ai limiti della spazzatura. Perfino le sue opere migliori - Il postino suona sempre due volte, Mildred Pierce, La morte paga doppio - emanavano il fetore della strada ed è per questo che sono diventati tutti dei film».

Lui, il bersaglio di questi attacchi, si sarà fatto grasse risate di fronte ad affermazioni che, invece di sminuire il suo lavoro, gli attribuivano involontariamente un merito narrativo unico nel suo genere e ne riconoscevano l'efficacia nel raccontare un mondo fatto di perversioni, corruzioni, disperazione e criminalità. A riconfermare che Cain non smarrì mai la sua stoffa di genuino narratore è un romanzo ritrovato e finora inedito: La ragazza dei cocktail, pubblicato ora in Italia da Isbn (pagg. 253, euro 19, da oggi nelle librerie). Quando nel '75 Cain si mise a lavorare a questo incredibile noir aveva ormai 83 anni. Come ci spiega Charles Adai, editor di Hard Case Crime che ha riscoperto l'opera su suggerimento dello scrittore Max Allan Collins, la stella di Cain «che aveva brillato negli anni Trenta e Quaranta, si era ormai appannata. Da Hollywood si era trasferito a Hyattsville, in Maryland. Soffriva di una malattia cardiaca dolorosa e debilitante: l'angina pectoris. Era vecchio, sempre più vecchio: la salute peggiorava e lui ne era consapevole. Ma era ancora uno scrittore, maledizione: ogni giorno si metteva davanti al foglio e lasciava scorrere le parole. I suoi ultimi sforzi si erano indirizzati verso altri tipi di narrazione: il romanzo storico, il libro per bambini. Ma alla fine, quando capì che molto probabilmente gli restava un solo libro, decise di tornare alle radici e di scrivere di nuovo un romanzo alla James M. Cain».

Fra le pagine di La ragazza dei cocktail riemergono tematiche che avevano fatto la forza di suoi classici precedenti e, come racconta sempre Adai, nella storia ci sono vari elementi autobiografici: «l'ambientazione a Hyattsville, l'angina pectoris di Earl K. White, le pastiglie di nitroglicerina che White porta sempre con sé (anche Cain le aveva sempre in tasca). Torna anche ai temi dei primi libri, quelli di maggior successo. Da Il postino suona sempre due volte e La morte paga doppio nasce l'idea di una giovane donna attraente, sposata a un uomo più vecchio, per nulla attraente ma ricco. Questa donna conosce un altro uomo, giovane e bello, che alla fine concorrerà alla morte del marito. Da Mildred Pierce viene l'idea di partenza: una protagonista in gravi difficoltà economiche, appena scampata a un matrimonio infelice, che deve accettare un lavoro degradante da cameriera per poter mantenere il figlio. La combinazione di questi elementi dà vita a una classica storia alla Cain con una femme fatale come protagonista. Solo che questa volta sarà lei a raccontare la storia».

Joan Medford fa di tutto per dimostrare di essere innocente, di essere un'anima candida che ha preso soltanto decisioni necessarie e non ha nulla a che fare con le morti che cominceranno a circondarla. Ma i fatti sembrano smentirla. Suo marito è morto in circostanze misteriose in un incidente automobilistico. Polizia, familiari e agenti immobiliari le danno la caccia e quando inizia a fare la cameriera in un bar non potrà che far «ribollire il sangue nelle vene» degli uomini che la avvicineranno, generando ulteriori situazioni ambigue. Proprio per poter lavare le macchie di sospetto sul suo passato e sul suo presente, per ripulire la sua coscienza davanti agli altri, Joan decide di raccontare in prima persona la propria storia.

In questo suo ultimo romanzo, come ci suggerisce Michael Connelly, «Cain scava con mano sapiente il confine sottile fra desiderio e avidità. Una dote senza tempo che vale tanto sulla pagina quanto sul grande schermo«. E il traduttore italiano del romanzo, Marco Rossari, chiosa ulteriormente: «Tutto il mondo ruota intorno a due sole cose: i soldi e il sesso. Ci vuole del coraggio ad ammetterlo e ancora di più a scriverlo.

Tre grandi pensatori hanno messo questa idea al centro della loro opera. I loro nomi sono Karl Marx, Sigmund Freud e James M. Cain. L'unica differenza è che il terzo te lo racconta con una storia e dei personaggi. E, nei momenti migliori, senza una virgola fuori posto».

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