Che cosa ci interessa in letteratura? Se la domanda l'avessimo posta a Marina Keegan, forse avrebbe risposto che in letteratura tutto ci interessa, o forse che è una domanda troppo triste. «Snella. Bellissima. Lunghi capelli castano-rossicci. Lunghe gambe. Gonna sfacciatamente corta. Un'aura di energia adirata... Quando leggeva ad alta voce le sue composizioni durante i seminari, prima ci faceva ridere a crepapelle, poi all'improvviso cambiava rotta e ci spezzava il cuore». Così la saggista Anne Fadiman la ricorda nella prefazione a Il contrario della solitudine , la sua unica raccolta in uscita oggi per Mondadori. Unica perché Marina è morta in un incidente d'auto a 22 anni, nel 2012, a 5 giorni dalla sua laurea con lode a Yale e dopo un anno in cui aveva scritto commedie, accumulato premi, fatto da assistente ad Harold Bloom e uno stage alla Paris Review .
Il saggio che dà il titolo alla raccolta, pubblicato una settimana dopo la sua morte sullo Yale Daily News , è stato letto da un milione e mezzo di persone. Un fenomeno virale. Inevitabile chiedersi perché. Nel libro, a lungo bestseller sul NYT , ci sono 9 racconti e 9 saggi. In tutti la Keegan coglie il confine che separa la giovinezza dalla vita adulta, senza oltrepassarlo mai. Conserva speranza e ironia, pur immaginando che verranno disilluse, senza retorica.
In Vacanze invernali una madre e una figlia, in Fredda pastorale due studenti, in Uccido per soldi un disinfestatore, in La fossa delle Marianne un sottomarino: tutto è interessante (raccoglieva in un quaderno le «cose interessanti»: «dalle descrizioni di come gesticola un cameriere agli occhi del mio tassista, dalle cose strane che mi succedono a un modo per formulare qualcosa») perché tutto in Marina ha a che fare con la vita e con la morte. Come tutto quello che, in letteratura, ci interessa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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