Dal rigattiere di parole: INFLAZIONE

È curioso che su molti vocabolari dell'Ottocento una parola per noi così consueta non sia nemmeno menzionata

Dal rigattiere di parole: INFLAZIONE

È curioso che su molti vocabolari dell'Ottocento una parola per noi così consueta non sia nemmeno menzionata. Chi la considera, la rinvia a “inflagione”, “enfiagione”, “enfiazione” che significava “gonfiezza, la parte enfiata”; e anche “superbia, presunzione”. Per il Petrocchi era “l'enfiarsi per malattia una parte del corpo”. “Cresce, cala, scompare...” si legge tra gli esempi, tra i quali è invocato “un impiastro per l'enfiagione”. Per il Borrelli “inflazione della mente” equivaleva ad “alterigia, gonfiamento, orgoglio, superbia”. Niente di economico.

È il Panzini, nel suo Dizionario moderno, a portare il significato più a noi vicino: “Inflazione cartacea: quasi rigonfiamento di carte. Enorme emissione di moneta cartacea sproporzionata alla riserva metallica”. Per il Panlessico già nel 1839 la parola è bollata come un “arcaismo”, cioè è scomparsa. Purtroppo per noi, se arcaismo era, è stato drammaticamente recuperato per necessità. Dal Novecento la parola si consolida ampiamente, come sappiamo, e tutt'oggi il fenomeno che rappresenta è una delle minacce più pericolose per il nostro futuro.

La parola deriva dal latino inflatio, che significa “gonfiezza, dilatazione, ventosità”, e il suo passaggio attraverso la medicina rende bene l'idea di un rigonfiamente abnorme dei prezzi. Interessanti i diversi approcci di causa-effetto espressi, nelle loro definizioni, dallo Zingarelli e dal Devoto Oli.

Il primo spiega: “Eccessivo aumento dei mezzi di pagamento in circolazione sul mercato in confronto alla copertura in oro o valute pregiate, che determina la svalutazione dell'unità monetaria”. Per il secondo invece si tratta dell'”aumento generalizzato e prolungato dei prezzi che porta alla diminuzione del potere d'acquisto della moneta e quindi del valore reale di tutte le grandezze monetarie”.

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