Dal rigattiere di parole: "Pisciacchera, piscialletto"

Interessante esempio di come la lingua si sia evoluta da un feroce maschilismo. La prima parola appare pressoché abbandonata nei dizionari recenti. La seconda, che fino all’inizio del Novecento era prettamente femminile, è stata resa più generica e virata al maschile

Dal rigattiere di parole: "Pisciacchera, piscialletto"

Interessante esempio di come la lingua si sia evoluta da un feroce maschilismo. La prima parola appare pressoché abbandonata nei dizionari recenti. La seconda, che fino all’inizio del Novecento era prettamente femminile, è stata resa più generica e virata al maschile. Spieghiamoci. Si tratta sostanzialmente di due sinonimi.

Dice il Tommaseo: “Quando il parto è femmina tutte le assistenti ammutoliscono e quando alfine lo dicono, danno alla creatura epiteti d’avvilimento, come piscialletto, pisciacchera. Voci basse e dispregiative”. Per il Cardinali-Borrelli entrambe significano “fanciulla, figliuola”, e sono usate “per non proferir la parola femmina”. Un dubbio viene, ancora nell’Ottocento, allo Zanobetti: “Forse si usano anche al mascolino”. Per il Manuzzi (1856), “piscialletto” vuol dire “fanciullo”.

Le usanze e i pregiudizi sono stati seppelliti, in tempi recenti, dal Devoto Oli, per il quale piscialletto è “bambino che orina spesso nel letto” e dallo Zingarelli, che attribuisce alla parola il significato più astratto di “ragazzetto imberbe”.

I confronti permettono di riconoscere una certa forzatura storica e, forse, qualche imbarazzo. Di “pisciacchera”, ormai nessuna traccia. “Pisciadura” - parola che trasmette un senso di ironico vigore - era detto invece “per ispregio o ingiuria ad un ragazzo” (Cardinali-Borrelli).

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