Attuali e pienamente condivisibili i giudizi espressi nel 1905 da Alfredo Panzini sulla parola “suggestivo”: “E’ notevole la preponderanza e l’abuso di questo aggettivo, tolto dal significato scientifico di suggestione: una passeggiata, un abito, la trasparenza di un velo, un paio di stivaletti, l’ora, il cielo, un libro, un discorso, ecc. sono facilmente detti suggestivi. E’ una delle tante voci, usate a proposito ed a sproposito, per effetto di snobismo”. In altre parole, suggestivo è uno di quei termini passepartout, utili a dire tutto con niente; altri esempi sono “ambaradan”, di cui ci siamo già occupati in questa rubrica, l’aggettivo “particolare”: un vestito, una casa, un cibo, un colore sono facilmente qualificati, in mancanza di fantasia, come “particolari”; di una persona, volendo esprimere un impercettibile tocco di perplessità, si usa dire: “un po’ particolare”. Oppure ancora il presentissimo “importante”, talmente generico da essere buono in tutte le stagioni.
La parola “suggestione”, che dà origine a suggestivo, deriva dal latino sub e gerere, portare. Quel “sub” rende l’idea bene di qualcosa che s’insinua: “Atto per cui un’idea – spiega sempre il Panzini - è introdotta nel cervello altrui ed accolta. Voce usata in psicologia ed in filosofia, e quindi nel linguaggio comune, per influsso, efficacia, azione che persone e cose operano su noi senza il concorso diretto del nostro volere e del nostro pensiero”.
Si può dire che questa parola ha vissuto due diverse epoche, una precedente al 1900, quando era praticamente circoscritta nel linguaggio scientifico e in quello giuridico, e un’altra nei tempi successivi, quando il suo uso e significato sono rientrati nell’italiano attraverso l’inglese “suggestive”, da to suggest, che significa suggerire, anch’esso di chiarissima matrice latina. E’ attraverso l’inglese che ha ampliato le sue fortune e reso più generico il proprio significato; e all’inglese fanno riferimento alcuni tra i più importanti vocabolari contemporanei (Devoto Oli, Zingarelli, Treccani), nessuno invece di quelli antichi. Nel linguaggio giuridico è aggettivo di interrogatorio, interrogazione, e si riferisce a quelle abili domande che riescono a far dire ciò che l’interrogato non vorrebbe dire; indica un quesito che contiene in sé il suggerimento di una risposta. Oggi, più semplicemente, suggestivo vuol dire “capace di provocare una piacevole e vivace emozione, di affascinare” (Deli), di indurre “commossa partecipazione” (Devoto Oli).
Suggestione e il verbo suggerire (suggerere in latino) hanno le stesse radici e significati vicini. Esiste anche il verbo suggestionare, che per il Pianigiani (1907) è un “orribile neologismo”. Sempre il Pianigiani descrive la parola suggestione come “insinuazione malvagia, istigazione fatta con malizia”.
Dentro a una lunga parentesi quadra si addentra in analogie: “La Suggestione differisce dalla Insinuazione che può essere diretta al bene; dalla Tentazione che è opera della caducità umana e la Chiesa attribuisce allo Spirito del male, il Demonio; e finalmente dalla Inspirazione, che si propone un buon fine e non sempre ha per mezzo la parola”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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