Nemmeno in tempi di guerra (la IV edizione si tenne nel 1943) la Quadriennale di Roma era stata rinviata o addirittura cancellata. Bisognava aspettare il 2012 e un governo tecnico incapace di trovare soluzioni alla crisi economica per trovarci di fronte alla cancellazione. Un gesto forte e senza ripensamenti, annunciato ieri dal presidente della Fondazione Jas Gawronski. Prevista nel prossimo ottobre la XVI Quadriennale non si farà: «mancano i 2 milioni di euro necessari che la società Arcus, la Spa del ministero dei beni culturali cui partecipano anche comune di Roma e Regione Lazio, aveva assicurati». Sfumata anche la convenzione con il ministero della gioventù e non sono certo sufficienti le risorse dei privati e degli sponsor.
Dopo aver commissariato il MAXXI, il ministro dei Beni Culturali continua su questa linea di disinteresse e attendismo nei confronti dell’arte contemporanea. «Ornaghi? -rivela Gawronski- l’ho cercato diverse volte per incontrarlo e tentare una soluzione. Da lui né un appuntamento né una telefonata». Il governo, che aveva appena nominato il suo rappresentante Antonio Romano al posto di Fabrizio Lemme, non conferma neppure il contributo per la gestione ordinaria di 360mila euro del 2011: in queste condizioni il progetto di una rassegna d’ampio respiro con 100 artisti, che accedono metà per concorso e metà invitati da una prestigiosa commissione cui fanno parte Michelangelo Pistoletto e Mimmo Paladino, non si farà neppure nel 2013.
La notizia non è che l’ennesima, e certo non sarà l’ultima, sul clamoroso flop di Roma capitale dell’arte italiana. Ad appena due anni dall’apertura del MAXXI, il museo progettato da Zaha Hadid è ormai sull’orlo del fallimento, privo di leadership, senza presidente e senza cda, affidato alle mani di Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del Ministero, che si dedicherà solo ad atti di ordinaria amministrazione. Uno spazio salutato tra i più importanti e ambiziosi in Europa viene ora additato come tragico esempio del fallimento dello stato italiano in merito di politica culturale. Non sta meglio il MACRO, gestione comunale, dove il neodirettore Bartolomeo Pietromarchi tenta ogni giorno di inventarsi soluzioni incredibili per raccattare qualche euro, per esempio affittando le sale della vecchia ala ad artisti in cerca di studio. Iniziativa lodevole, ma sulle soglie del naufragio.
Ora la Quadriennale. «Una notizia non imprevista, che era nell’aria -commenta ancora Gawronski- ma noi andiamo avanti nel nostro lavoro quotidiano, con cicli di incontri e conferenze e offrendo la sede di Villa Carpegna ai privati per attività che portino liquidità in cassa». Vive ancora l’archivio-biblioteca, grazie al volontario apporto dell’8 per mille. Molti opinionisti ed esperti in gestione della cultura dovrebbero andare in pellegrinaggio da Sandro Bondi e Giancarlo Galan, i predecessori di Ornaghi nel governo Berlusconi, che garantirono la sopravvivenza dei musei e delle istituzioni pur tra mille insidie, difficoltà e prese per i fondelli. L’attuale figura di tecnico, il cui pedigrée universitario aveva fatto gridare qualcuno al miracolo, è un mix letale tra rinuncia e insicurezza.
Ornaghi e la sua corte d’esperti sono lo specchio di un’Italia ormai incapace di reagire e ripiegata su se stessa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.