
Io durante le feste evito le librerie perché mi deprimo, file alla cassa interminabili, domande improbabili ai commessi («Mi dà un romanzo piacevole, adatto a una signora settantenne?»). Cassiere carine ma nevrotiche e smaltate di stelline, orrore. Tuttavia stavolta l'ho fatto per voi, per altruismo, mi sono fatto largo tra le pile di Faletti «che si mette a nudo» e i volumi gastronomici con le nuove ricette della Clerici e della Parodi, e quindi eccovi i miei sconsigli per gli acquisti.
Tanto per cominciare c'è la crisi economica, d'accordo, e siccome ce lo ripetono tutti i giorni i giornali, i telegiornali, e i politici in qualsiasi talk show, non vedo ragioni di deprimersi ulteriormente nel filone editoriale economico-suicidale. Tranquilli, li riconoscete subito dal titolo, e se siete superstiziosi d'istinto toccherete ferro e altre cosine lì intorno. Libri tipo quello di Emanuele Severino con Capitalismo senza futuro, o Vittorio Emanuele Parsi con La fine dell'uguaglianza, o Michele Ainis con Privilegium. L'Italia divorata dalle lobby. Tutta una sfiga, una tristezza, un piangersi addosso compiaciuto. Sergio Rizzo, senza Stella, dà il meglio di sé: Razza stracciona, storie di «un'Italia che ha perso la rotta». Con il paradosso massimo del volume di Lucio Magri: Alla ricerca di un altro comunismo, ma vai a quel paese, Magri, per esempio in Cina.
I più ottimisti sono Paul Krugman con un titolo alla Renzi Fuori da questa crisi, adesso!, e Mario Sechi, il simpatico direttore del Tempo, che almeno ha intitolato ottimisticamente Tutte le volte che ce l'abbiamo fatta. Miracolosa la trasformazione di Federico Rampini, nella quarta del suo Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo (boh) è uguale a Gad Lerner, o forse è addirittura Gad Lerner. Il più allegro, pensate un po', è Schopenhauer, con l'ennesima ristampa-restyling dei suoi Consigli per la felicità, tanto quelli per la tristezza ve li hanno già dati gli altri.
Se siete spettatori di In onda non confondete Aldo Busi, presentato da Luca Telese come «il più grande scrittore italiano», con Aldo Cazzullo, presentato da Luca Telese come «l'altro grande scrittore italiano». Per cui non abbiate dubbi, comprate El especialista de Barcelona, che è comunque un Busi, e evitate L'Italia s'è ridesta, che è il solito libro di Enzo Biagi ma scritto da Cazzullo, lo scrittore preferito di Telese. E anche di Lilli Gruber. La quale, attenzione, arriva pure lei con il suo romanzo strenna, si intitola Eredità e sarebbe la storia della sua famiglia tra l'Impero e il fascismo, e non essendo Lilli Gruber Anna Frank ma la conduttrice di Otto e mezzo chissenefrega. Tenendo conto che a me, tra l'altro, non è mai fregato letterariamente niente neppure della vera Anna Frank, cioè mi dispiace, di lei come di tanti altri, ma mica la confondo con Kafka. Tantomeno ci sono nessi tra il vero cognome di Adolf Hitler, Schicklgruber, e Lilli Gruber, almeno quello sarebbe stato interessante, invece niente.
Attenzione alla pamphlettistica del volemose bene, quelli che tirano fuori banalità sociali per farvi socializzare. Come Michela Marzano con Avere fiducia, ossia «Perché è necessario credere negli altri», o il solito Crepet senza baffi, che se ne esce con un Elogio dell'amicizia. Allora meglio Quiet. Il potere degli introversi di Susan Cain, che teorizza appunto il contrario: meglio soli.
Invece nelle feste potreste cogliere l'occasione per leggere o rileggere i classici, ma lasciate perdere le varie antologie di racconti natalizi e anche il Canto di Natale sfornato ogni anno in tutte le salse, invece di Dickens potreste cogliere l'occasione per leggere o rileggere Grandi speranze e non per vedere il film, ma per non vederlo. Volendo c'è anche la nuova traduzione di Illusioni perdute di Balzac in Oscar Mondadori, tanto per tirarsi su pensando che le illusioni erano perdute già in Francia due secoli fa pure senza spread.
Infine per sognare il mondo non perdete il bellissimo La realtà è magica di Richard Dawkins che vi racconta l'universo come pochi, un libro adatto dai dieci agli ottanta anni, e scampate il filone mistico-religioso come la morte. E non solo tutti gli innumerevoli pamphlet di cardinali e preti e teologi (il più comico di tutti è un volume di Hans Küng, esimio teologo, che si chiede per mille pagine Dio esiste?, cioè non lo sa neppure lui) ma tutti gli pseudo-resuscitati che vi raccontano la loro esperienza di fede o la loro conversione. Non poteva mancare Paolo Brosio con Nella terra delle meraviglie, sottotitolo A Medjugorje la madonna scende in campo, cioè come Berlusconi. Ma non solo. C'è Pippo Franco, e pensare che prima mi stava pure simpatico, con un'altra bella pippa franca e senile: La morte non esiste. La mia vita oltre i confini della vita. C'è perfino Giacomo Celentano, probabilmente traumatizzato e quindi forse giustificato dall'essere il figlio di Celentano, poverino, è un miracolo sia sopravvissuto, e però ha scritto La luce oltre il buio, sottotitolo Il mio cammino nella fede per vincere la depressione, e ti viene una depressione a vederlo che meglio portarsi dietro del citalopram.
Per fortuna in tutti e tre questi casi ci sono le loro facce in copertina, e potete usarle come foto segnaletiche, nel caso non li aveste presente, così se li incontrate dal vivo li riconoscete e potete menarli finché volete, tanto il Signore li protegge.
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