Sudditi, un bel libro edito dall’Istituto Bruno Leoni e curato da Nicola Rossi, ha un sottotitolo ambizioso: «Un programma per i prossimi cinquant’anni». Ma, come dice bene Rossi nell’introduzione, è da 140 anni, dai tempi di Francesco Ferrara ministro delle Finanze, che le idee e le proposte liberali sono sotto traccia. Rossi ha il vantaggio, niente male, di essere un senatore della Repubblica di provenienza diessina. Insomma un uomo di sinistra che si può permettere di raccogliere una serie di saggi decisamente liberisti (con qualche eccezione). Il filo rosso che li lega è il rapporto tra Stato e cittadini. Un rapporto in cui una parte, lo Stato e i suoi funzionari, pensano di essere sovraordinati rispetto all’altra, i cittadini-sudditi-numeri. Rossi ci ricorda quel tema cavouriano «del senso della libertà» che dovrebbe essere la stella polare di ogni governo, ma insiste anche sul fatto che «la condizione di minorità degli italiani rispetto allo Stato non si esaurisca ai soli aspetti di carattere fiscale (tutto da leggere il capitolo di Serena Sileoni, “Paga e taci!” sui soprusi del fisco), ma investa altri campi della vita economica e sociale del paese».
Peccato che dai 20 euro del costo del libro non si possa detrarre una piccola quota (basterebbe un euro) per il capitolo di un certo Fabio Scacciavillani (pensate un po’ capo economista dell’Oman investment Fund, noto paese liberale) che ci propina la solita pappetta su come l’Italia venga vista all’estero. Caro Rossi, per il prossimo testo qualche ideuzza in più su questo tema non guasterebbe. A sole poche pagine di distanza, invece, un bel capitolo di Pasquale Medina sull’assurdità delle leggi urbanistiche in Italia. Rossi, a In Onda su La7, così ha riassunto la questione: «Durante il terremoto in Emilia alcuni commentatori si sono stupiti, anche maliziosamente, del fatto che capannoni costruiti 40 anni fa abbiano retto, e quelli più recenti siano cascati. In modo paradossale possiamo dire che quaranta anni di legislazione edilizia, vincoli, norme e burocrazie, abbiano peggiorato la situazione e non migliorata». Non si risolve un problema con il semplice varo di una legge o un decreto. Che spesso sottraggono sovranità ai cittadini per conferirla ai burocrati.
Molto interessante il tema che riguarda l’evasione fiscale. «Pagare le tasse - scrive Rossi - è diventato per alcuni un dovere etico del tutto slegato dall’impiego delle stesse risorse». Meglio sarebbe affidarsi al buon vecchio Francesco Ferrara che considerava l’imposta «un prezzo di tutti i grandi vantaggi che a ciascheduno di noi lo Stato sociale, lo Stato organizzato presenta. Una frazione de’ nostri valori che diamo in cambio delle utilità inerenti allo stato organizzato». Da non perdere il capitolo redatto da Franco Debenedetti su una questione tributaria piuttosto tecnica, ma di grande attualità: il cosiddetto abuso del diritto. Debenedetti riesce a smontare pezzo per pezzo i principi, famigerati, di alcune sentenze della Cassazione che lo hanno introdotto in Italia. Lo fa con il metodo di un liberale, e soprattutto con l’understatment di un signore torinese. Non c’è ovviamente spazio per citare i tanti altri contributi da Alessandro de Nicola a Silvio Boccalatte, da Carlo Stagnaro a Pietro Ichino. Sudditi resta un libro da leggere e da diffondere. Lo spirito liberale che lo pervade non è scontato.
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