Che Carlo Magno fosse Magno di fatto, oltre che di nome, era noto. Un'ottantina di chilogrammi distribuiti lungo non meno di un metro e 79 centimetri, forse anche un metro e 92, avevano ipotizzato qualche anno fa gli esperti studiando i resti ossei conservati nella cattedrale di Aquisgrana. Ma la domanda era: siamo certi che quei reperti appartengano proprio all'imperatore del Sacro Romano Impero?
Oggi a quella domanda l'équipe di antropologi, anatomopatologi e via sdottorando che dall'88 si affanna con analisi e controanalisi, confronti e ipotesi di lavoro intorno alle regali vestigia, ha risposto con un tonante «sì». Aggiungendo sottovoce il classico «probabilmente»... Un bel modo per ricordare i 12 secoli esatti dalla morte di quello che sicuramente (e questa volta l'avverbio non è fuori luogo) fu l'uomo più potente della storia d'Europa.
Il 28 gennaio dell'814, a quasi 72 anni, il mitico Karl-Charles-Carolus, ormai stanco e già proiettato verso l'Aldilà, come testimonia la sua propensione per le pratiche religiose a scapito di quelle politiche, demandate al figlio Ludovico il Pio, rese l'anima a Dio, che agli occhi dei suoi sudditi era poco più di un suo diretto superiore in linea gerarchica. Al grande passo si era preparato per tempo, visto che nel 786 aveva dato inizio alla costruzione della cappella del suo palazzo ad Aquisgrana, che costituisce appunto il nucleo più antico della cattedrale. Lì sarebbe andato a riposare, lì sarebbero confluite folle di sacro-romani-europei per rendergli omaggio.
Soltanto in tre osarono mettere il naso nello scrigno contenente le sue ossa, il suo trono e il suo busto reliquiario: Ottone III nell'anno 1000, il quale lo trovò, narra la leggenda, in ottimo stato di conservazione; Federico Barbarossa nel 1165, il quale cominciò a mischiare le carte mandando nel pallone generazioni e generazioni di storici dei secoli a venire, facendo disporre le spoglie in un sarcofago scolpito nel marmo che si diceva fosse quello in cui fu sepolto Augusto; infine Federico II, nipote del Barbarossa, il quale nel 1215 fece trasferire le spoglie in uno scrigno di oro e argento. E sono proprio queste manipolazioni ad aver fatto sorgere, a futura memoria, dubbi e insinuazioni su ciò che restava del magnissimo imperatore.
Dubbi e insinuazioni che ora paiono svanire in ossequio alla scienza.
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