Sorpresa, Ferrero richiamato alla direzione

La Cogoli rinuncia per dissensi con la neo-presidente Milella. Resta il nodo del «buco» economico

Si dipana un po' la nebbia, soprattutto economica, che era calata sul Salone del libro di Torino, la più importante manifestazione dell'editoria italiana. Dopo la fine dell'edizione 2015 doveva essere un rilancio in rosa, con due donne-manager, Giovanna Milella e Giulia Cogoli, per voltare pagina. Ora, a otto mesi esatti dalla prossima edizione della fiera, c'è una brusca marcia indietro della Cogoli e i conti sono da profondo rosso. Il bilancio di previsione del 2015 chiuderà con un «buco» ben più grande di quello che i soci fondatori si aspettavano. Ecco spiegata la riunione del Cda di ieri. Che è approdato subito a una scelta che sa d'antico. Sarà ancora Ernesto Ferrero il direttore dell'edizione 2016 del Salone del Libro. La decisione è stata resa nota dal presidente della Regione e dal sindaco del capoluogo, Sergio Chiamparino e Piero Fassino, al termine dell'assemblea dei soci della Fondazione. La marcia indietro sarebbe stata motivata proprio da frizioni nel duo in rosa: «Con rammarico e amarezza abbiamo preso atto che la dottoressa Giulia Cogoli ha ritenuto che non ci fossero le condizioni per una collaborazione con la presidente Giovanna Milella». E la Cogoli non ha fatto nulla per nascondere il suo disagio ad personam nella lettera in cui ha annunciato «la non disponibilità  ad assumere il ruolo con l'attuale presidente. In altre condizioni sarei stata molto felice di mettere in atto le molte idee, progetti e contatti che avevo già  avviato per rilanciare il Salone del Libro».

Resta da capire come risolvere la situazione economica. Il rosso 2014 è di 498 mila euro con i soci impegnati a versare 600 mila euro, di cui 300 mila già dati, per ripianare. Se non si ottengono risultati dalla spending review, a fine anno il fondo sarà azzerato. Non solo. Il disavanzo sarà maggiore di quello 2014. La stima prudente è di 650 mila euro, ma si potrebbe arrivare a 900 mila. Per risolvere la situazione la scelta del Cda è stata quella di rivolgersi ad una società terza che fatta una due diligence (analisi dei conti) fornirà alla fondazione dati operativi certi e un'analisi del valore del «marchio» Salone. Quanto serve per allargare «la base associativa sia verso soggetti privati, sia soggetti pubblici, una ricerca che si orienterà in primo luogo verso l'area torinese ma che poi potrebbe estendersi». Insomma, si cercano nuovi investitori. Nel frattempo Ferrero è forse il solo, con la sua esperienza, a poter gestire una situazione così. Dice al Giornale : «Chiamparino mi ha chiamato e io essendo un soldato sabaudo ho risposto subito di sì». Quanto al passivo si è detto tranquillo: «Non sono cifre enormi semplicemente una volta gli enti in questione ripianavano.

La cultura è come la sanità è giusto che il pubblico ci investa, per carità senza sprechi...». Sulle tempistiche strette e sui mesi persi: «Abbiamo una squadra rodata, sappiamo cosa fare e di norma si comincia a ottobre». Insomma tutto come prima. Un salone Gattopardo.

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