Cultura e Spettacoli

"L'uomo sta scomparendo. Solo così si potrà salvare"

Intervista al professor Roberto Giacomelli, autore di Oltre il maschio debole. Prospettive per ritrovare la via del guerriero (Passaggio al bosco)

"L'uomo sta scomparendo. Solo così si potrà salvare"

In principio fu Eric Zemmour. Nel 2006, il giornalista francese scrisse un libro intitolato Le premier sexe, (L'uomo maschio, nella traduzione italiana di Piemme), in cui vivisezionava la crisi dell'uomo moderno: "Quasi un trattato di educazione virile", scrive l'autore, "a uso delle giovani generazioni effeminate. Un lavoro molto più da archeologo che da polemista". Non è così, in realtà. Zemmour ripercorre quarant'anni di storia recente, partendo ovviamente dal '68, per dimostrare che qualcosa è andato storto e che, oggi, i maschi non sanno più fare i maschi. Pagine taglienti e politicamente scorrette, ma che hanno portato al centro del dibattito un quesito fondamentale: che fine hanno fatto gli uomini? Nel suo saggio, Zemmour è alla ricerca della virilità perduta. Descrive ciò che fu e che ancora oggi dovrebbe essere. Due anni fa, è stato pubblicato un denso libretto, Oltre il maschio debole. Prospettive per ritrovare la 'via del guerriero (Passaggio al Bosco), scritto dallo psicoanalista Roberto Giacomelli. Per capire cosa sta accadendo attorno a noi e dove sta andando l'uomo di oggi, abbiamo deciso di intervistarlo.

Dottore, come nasce questo libro?

Da un punto di vista clinico - faccio lo psicoanalista di orientamento junghiano - ho notato una crescente fragilità nei giovani maschi che ho avuto in terapia, e che in generale ho conosciuto. Purtroppo il maschio occidentale, quello italiano in particolare, è diventato fragilissimo. Spesso e volentieri soffre da disturbo d'ansia generalizzato, è tendente a fasi depressive. Non solo: soffre di impotenza sessuale, ma non su base fisica; si tratta semmai di un'impotenza spirituale che si riflette anche a livello fisico.

La pandemia ha peggiorato tutto questo?

Sicuramente sì. Non ha idea delle persone che ho adesso in trattamento. Nonostante la mia professione sia stata distrutta dalle chiusure, vengono da me giovani e giovanissimi che soffrono di attacchi di panico, e parecchi hanno anche quadri depressivi importanti. La pandemia ha letteralmente distrutto la psiche delle persone. Ritengo che la vera pandemia sarà quella di tipo psichico. Il motivo è semplice: i più grandi hanno perso la socialità (discoteche, serate, luoghi di incontro chiusi per molto tempo e così via), mentre i piccoli hanno dovuto fare i conti con la scuola a distanza. Alla sua domanda, non posso che rispondere, purtroppo, in modo affermativo.

Come siamo arrivati a questo indebolimento del maschio? Quali sono stati i fattori che hanno causato la crisi della mascolinità?

Innanzitutto una mancanza di valori e di idee dovute a una grande crisi politica – e di fatto storica - dell'Europa. I popoli europei si sono indeboliti per una mancanza di idee. Le idee, infatti, si trasformano in valori spirituali, come il patriottismo, il senso dell'onore e via dicendo. Scomparendo il vecchio tipo di uomo, sono scomparsi anche i valori che incarnava. Oggi a chi possono più interessare la fedeltà a un'idea, il patriottismo e valori del genere? Oggi interessano soltanto soldi e consumo.

Come è stato possibile questo?

La distruzione del mondo europeo, non a caso, è dovuta al dilagare della società materialista e consumista, che io nel libro, con un neologismo, chiamo “società nutritiva”. Con questo termine mi riferisco al secondo stadio dello sviluppo sessuale di Freud, il quale sosteneva che la stimolazione dell'area orale fosse dovuta a carenze affettive. Quindi, stando alla sua teoria, per via di tali carenze tendiamo a bere, fumare e abusare di cibo. Ebbene, ho spostato questa ricostruzione dal punto di vista psicanalitico a quello sociale. Mancando le idee e i valori, mancando i fini della vita, le persone non sanno per che cosa vivere e per cosa morire; sono quindi diventate deboli.

Come si traduce questo nella realtà?

Noto sempre di più una mancanza di passaggi "iniziatici". Nelle società tradizionali e nel medioevo, ad esempio per fare l'artigiano, dovevi passare delle prove. L'aspirante artigiano doveva affrontarle assieme al suo maestro. Oggi non c'è più nessuna scuola militare o di virilità. E di questo ne soffrono i ragazzini e gli adolescenti maschi, cresciuti in una società femminea. Fateci caso: tutte le entità sono simbolicamente femminili, dall'università all'azienda.

Come se ne esce? C'è una soluzione?

Non voglio fare la predica a nessuno, però devo osservare che la soluzione risiede nella famiglia. Se non è possibile, per i più svariati motivi, affidarsi a una famiglia di sangue, è corretto sposare una famiglia basata su valori tribali, come la fedeltà, la fratellanza e il senso dell'onore. Giusto per capirsi, mi riferisco a quel tipo di “famiglia” ideale che possiamo ancora vedere negli stadi. Ad esempio nelle curve, che non sono sempre un esempio da seguire, ma che sono in possesso di quel senso di unione al quale mi riferisco. Lo stesso senso di unione, tra l'altro, l'ho riscontrato anche in molti gruppi giovanili identitari. È fondamentale ritrovare le radici e, in ultimo, effettuare il passaggio al bosco; un passaggio che può concretizzarsi di fatto (vivere in campagna), ma anche spirituale. È possibile tornare al bosco anche vivendo in città, comportandosi da “guerrieri urbani”. La rivolta è nella nostra anima, non serve stare per forza sul picco di una montagna.

Quindi la soluzione coincide con il ritorno alla natura, al tribale e alla riscoperta dei valori spirituali.

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