Vita, opere e misfatti del compagno Mussolini

Una mostra che aprirà in settembre a Predappio racconta gli anni giovanili di Benito. I pezzi inediti sono moltissimi e raccontano l'ascesa di un leader

Vita, opere e misfatti del compagno Mussolini

Benito, non il Duce. Il Mussolini che c'era prima, molto prima della Marcia su Roma o anche solo dei fasci di combattimento. La testa calda figlia del fabbro rosso e mangiapreti, il ragazzo socialista sino al midollo pronto a giurare, come in una lettera inedita ad Alfredo Polledro del 2 aprile 1905: «il mio fucile non saprà mai tradire la causa della rivoluzione».

A lui è dedicata la mostra presentata ieri in anteprima a Milano e che inaugurerà a Predappio il 29 settembre, intitolata «Il giovane Mussolini 1883 - 1914». Nella casa natale della frazione di Dovia, quella che negli anni del fascismo era considerata la «Betlemme degli italiani», verranno esposti più di 200 cimeli, alcuni dei quali mai precedentemente esposti al pubblico, che raccontano la giovinezza di Mussolini. Tra gli inediti, di cui molti di proprietà del collezionista Franco Moschi, spiccano un olio su tela che ritrae Mussolini arrestato dai carabinieri e tradotto a Forlì. Una sorta di istantanea a colpi di pennello che fino a ora praticamente nessuno ha mai visto. A realizzarla fu Pietro Angelini, un amico dell'allora irrefrenabile socialista dotato incredibilmente di lunga barba. Come spiega la dedica sul verso del quadro, è il «ricordo storico dell'Arresto di Benito Mussolini a Predappio dopo una conferenza». E poi un sacco di documenti come la locandina elettorale del 1913 che pubblicizza la candidatura di Mussolini alle elezioni nel collegio di Forlì. Si batteva contro il repubblicano Giuseppe Gaudenzi il quale, nonostante l'oratoria mussoliniana, trionfò con 4536 voti contro i 1425 del futuro Duce.
Eppure anche in chiave socialista l'oratoria di Benito (chiamato così in onore del rivoluzionario Benito Juárez) aveva già una sua precisa veemenza che la locandina conserva: «Chi vota per me, vota per le idee che rappresento e difendo, vota per la lotta di classe e per il passaggio dei mezzi di produzione e di scambio alla collettività produttrice, vota in una parola per il socialismo». Eccezionale la copia di L'uomo e la divinità del 1904. È il resoconto dello scontro verbale avvenuto a Losanna, nella «Maison du peuple», il 26 marzo di quell'anno, tra Mussolini e il prete evangelista Alfredo Taglialatela sull'esistenza di Dio (che Mussolini negava).

La mostra che ha un comitato scientifico di ampio respiro - ci sono tra gli altri Maurizio Ridolfi, Emilio Gentile, Roberto Balzani e Luigi Lotti - non mira solo all'antiquaria, quanto a un vero e proprio riesame scientifico degli anni meno conosciuti della vita di Mussolini. E nel 2014 uscirà un volume a più mani, per i tipi de Il Mulino che, prendendo spunto proprio dall'esposizione, racconterà il Mussolini giovane. Come spiega Maurizio Ridolfi, professore di Storia contemporanea all'Università della Tuscia: «I rapporti di Mussolini con la Romagna sono sempre rimasti sotto traccia, noi vogliamo ricostruire meglio gli anni della sua formazione. Nel 1912, con l'appoggio dell'ala massimalista Mussolini inizia a diventare uno degli uomini più importanti del socialismo italiano. Tutto questo non si riesce a capire senza indagare ciò che accadde prima». E gli fa eco Roberto Balzani, ordinario di Storia a Bologna e sindaco di Forlì. «Il fascismo nel Ventennio ha trasformato Predappio in una sorta di luogo originario e messianico. Questa immagine ha oscurato il resto. Ma la verità è che la Romagna del Mussolini giovane era un luogo incredibile: culturalmente desolato ma politicamente attivissimo.

Si faceva una politica che doveva essere inevitabilmente populista, basata su simboli semplici, immediati, di forte presa... Era una Vandea rossa che per Benito è diventata una sorta di palestra politica. Ha imparato le regole per poi andare oltre, per reinvestire quello che aveva imparato a livello nazionale e non solo. Abbiamo molto da imparare su di lui e sui suoi compagni di strada di allora».

Da qui l'idea accarezzata anche dal sindaco di Predappio, Giorgio Frassinetti del Pd, di trasformare la ex Casa del Fascio e dell'ospitalità, oggi in stato di abbandono, in un centro di studi di storia politica comparata. «Noi non vogliamo nostalgie e non vogliamo rimozioni, vogliamo capire e studiare».

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