La vittoriana «Granta» ora parla (anche) cinese

È vero che perfino Salinger e Updike sono degli sconosciuti, per molti cinesi. E potrebbe essere scoraggiante pubblicare proprio per loro, nella loro lingua, una rivista letteraria che è un'istituzione del mondo anglosassone. Ma a Granta la pensano diversamente. Sarà perché sono abituati a far scoprire autori, e di ciò hanno fatto una missione, dopo la rifondazione della rivista alla fine degli anni '70. In ogni caso il magazine letterario che vanta origini vittoriane e ha le proprie radici fra gli studenti dell'università di Cambridge ha deciso di diventare globale sul serio: il mese prossimo ne uscirà la prima edizione in cinese. Che si affiancherà a quelle spagnola, portoghese, italiana, bulgara, svedese e norvegese oltre, ovviamente, a quella inglese. Così Granta sarà pubblicata in quattro delle cinque lingue più parlate al mondo: manca soltanto l'edizione in arabo. Ma la rivista è globale anche nelle menti che la guidano: il direttore è americano, il vice è nato in Zimbabwe e ha studiato negli Stati Uniti, l'editore è l'ereditiera svedese del Tetra Pak Sigrid Rausing.
La versione cinese non sarà soltanto una traduzione di quella anglosassone ma, come per le altre edizioni, darà spazio anche ad autori locali (celebri o sconosciuti), racconti e saggi originali, perché a Granta amano definirsi «the magazine of new writing». Quadrimestrale e monografica, la rivista sceglie un soggetto alla volta: la Gran Bretagna (tema del primo numero cinese), Chicago, l'Africa, oppure il sesso, il lavoro, l'orrore, le exit strategy, gli alieni. Ma la vera intuizione, soprattutto di marketing, sono le liste dei «best young writers»: la prima, quella del 1983 con i venti migliori giovani romanzieri britannici ha inaugurato un genere ed è diventata un marchio di fabbrica della rivista. Oltre ad avere portato alla ribalta nomi che poi sono diventati star della letteratura anglosassone, da Martin Amis a Kazuo Ishiguro, da Monica Ali a William Boyd, da Ian McEwan ad Hanif Kureishi. Lo stesso successo ha avuto la lista dei giovani scrittori americani nel '96, dove comparivano, per esempio, Jonathan Safran Foer, Jonathan Franzen, Jeffrey Eugenides. Due anni fa è toccato agli spagnoli e lo scorso mese ai brasiliani. Come ha spiegato il direttore John Freeman all'Herald Tribune, Granta «non è a caccia del singolo studente universitario di scrittura creativa che farà l'abbonamento», ma di quelle persone che «davvero vogliono e davvero hanno bisogno della rivista, ovunque esse siano». Risultato: «Entro cinque anni prevedo 15 o 17 edizioni straniere».
Certo cercare talenti in giro per il mondo è un'ambizione invidiabile e ci vogliono i soldi e le forze per farlo. Inoltre il pubblico cinese fa gola, perché potenzialmente immenso, anche se per ora limitato.

I cinesi non frequentano molto la letteratura straniera, come ha ammesso il direttore della nuova edizione Peng Lun, ma c'è un potenziale di giovani colti, laureati e curiosi che «vogliono conoscere le voci nuove». Di sicuro da Granta avranno già messo in cantiere una best list per Pechino, ma intanto l'attesa è tutta per la nuova lista di giovani autori britannici: basta aspettare il 2013.

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