BariIl metodo del professor Luigi Di Bella torna in unaula di giustizia. E ancora una volta un giudice ribadisce il diritto del malato a utilizzare contro il tumore il cocktail di farmaci a base di somatostatina messo a punto dal fisiologo modenese tra il 1997 e il 1998: il Tribunale di Bari ha infatti accolto l'istanza di un paziente obbligando la «Asl a concedere l'erogazione immediata e gratuita dei farmaci del trattamento».
E così, a distanza di anni, la Puglia si conferma crocevia della speranza e avamposto decisivo nella battaglia intrapresa da tanti pazienti che invocano il diritto di cura nella lotta al cancro. Una vicenda tortuosa al centro di aspre polemiche, segnata anche da momenti di grande tensione nella comunità scientifica e da scontri a livello istituzionale. Ma adesso si torna al punto di partenza. Perché un giudice ha messo nero su bianco il diritto del paziente a scegliere la terapia che ritiene migliore.
L'ordinanza che obbliga il sistema sanitario pubblico a farsi carico delle spese è stata firmata dal magistrato del tribunale di Bari, sezione lavoro, Maria Procoli. Ma il caso è tuttaltro che chiuso. LAsl ha già annunciato che intende impugnare il provvedimento e la battaglia giudiziaria si preannuncia ancora lunga. Nel frattempo, il caso ha innescato una nuova raffica di polemiche attorno alla discussa terapia innovativa nella lotta al tumore, già approdata in un'aula di giustizia tanto tempo fa.
Era il 16 dicembre del 1997 quando Carlo Madaro, allepoca pretore di Maglie, provincia di Lecce, dispose la somministrazione gratuita di somatostatina per un bambino di due anni, colpito da un tumore al cervello. Fu una decisione rivoluzionaria, perché aprì la strada a nuovi orizzonti nella cura al cancro. Successivamente furono emessi altri sedici provvedimenti.
E la Regione Puglia, allepoca governata da una giunta di centrodestra, scontrandosi col ministero della Sanità guidato da Rosy Bindi, emanò una delibera per avviare la somministrazione della somatostatina in due ospedali, a Casarano e a Triggiano: da quel momento migliaia di malati cominciarono a riversarsi in Puglia chiedendo di essere sottoposti alla cura nonostante gli appelli a non intraprendere viaggi della speranza anche perché il cocktail era assicurato solo ai residenti. E così, il metodo Di Bella finì al centro di un autentico scontro anche a livello politico. Alla fine la sperimentazione del cocktail fu avviata nel marzo del '98.
Secondo la commissione oncologica nazionale il metodo non è efficace e quindi non viene riconosciuto come cura contro i tumori. Ma a distanza di quasi ventanni cè ancora chi invoca invece la possibilità di utilizzare la terapia del fisiologo modenese. Al punto da decidere di rivolgersi alla magistratura pur di conquistare una speranza. E così è stato ancora una volta a Bari, dove un paziente ha scelto di presentare istanza al giudice dopo che la Asl gli aveva negato la somministrazione dei farmaci necessari per seguire il protocollo.
Il direttore generale dell'Azienda sanitaria locale, Domenico Colasanto, ha già firmato la delibera per procedere in appello e impugnare la decisione del giudice.
Ma il provvedimento, emesso durgenza, è immediatamente esecutivo.
E la Asl, nonostante la sollevazione degli oncologi, almeno per il momento non ha scelta: dovrà procedere con la somministrazione della cura.
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