Le cure giuste per il dolore

Il 26 per cento degli italiani combatte contro un dolore cronico. Siamo al terzo posto in Europa per numero di questi di pazienti. «Le cause del dolore cronico – afferma il cardiologo napoletano Giovanni Giovanni Zito, presidente delle Associazioni regionali dei cardiologi ambulatoriali (Arca) - possono essere molto diverse fra di loro. Il dolore, non quello di origine oncologica, si manifesta con il progredire dell'età, a causa di disturbi che possono colpire le ossa e le articolazioni. Altre cause sono costituite da lesioni ai nervi, danni muscolari che non riescono a giungere ad una guarigione completa, artrite reumatoide o osteoartrite. Quando invece il dolore cronico non compare in tarda età, può essere causato da patologie come la scoliosi o una lesione traumatica». Il dolore cronico diviene nel paziente il punto centrale della sua vita.«Ad esso – precisa il dottor Zito - è riconosciuta una memoria che influenza non solo l'intensità dello stimolo percepito, ma può agire determinando la stessa sintomatologia. I sintomi che più frequentemente si associano al dolore cronico sono: terrore, isolamento, spossatezza, insonnia, irascibilità, depressione. Il dolore cronico richiede una corretta terapia farmacologica, ma è determinante anche un sostanzioso supporto psicologico».
Nel 2012 a Firenze si è tenuto un convegno multidisciplinare(Impact) dedicato alla terapia del dolore. La legge 38 approvata nel 2010 è ignorata da un medico su tre. «In Italia – ricorda Zito – nel 2011 sono stati spesi 181 milioni di euro per farmaci antinfiammatori (Fans), a cui si devono aggiungere i costi per i gastroprotettori che spesso si devono associare per limitare gli effetti collaterali. Nello stesso periodo per gli oppioidi, sono stati spesi 65 milioni di euro.Con le attuali risorse limitate va applicata la massima appropriatezza nella prescrizioni dei farmaci. L'Aifa ha sancito che i Fans e i gli inbitori selettivi della Cox-2 sono controindicati nei pazienti interessati da scompenso cardiaco moderato e grave, cardiopatia ischemica, patologie cerebrovascolari e arteriose, periferiche. Ancora oggi, secondo il Rapporto Osmed 2011 sull'uso dei farmaci in Italia, quasi il 4% dei soggetti a rischio cardiovascolare fa un uso improprio di Fans, assumendoli per oltre 90 giorni all'anno. In Italia abbiamo il primato europeo per la prescrizione di farmaci antinfiammatori non steroidei . Spendiamo per loro il triplo rispetto agli oppioidi, che sono spesso più appropriati e utili per la gestione del dolore cronico. Persiste una paura dell'uso che è del tutto ingiustificata. Risultato: il dolore è tuttora gestito in maniera inadeguata. L'Oms ha stabilito linee guida per la terapia antalgica: il dolore va affrontato con l'impiego sequenziale di tre categorie di farmaci (Fans, oppiacei minori, oppiacei maggiori), con una progressione a gradino. Fans alla comparsa del dolore, anche associati a ansiolitici, antidepressivi, anticonvulsivanti, cortisonici.

Quando non sono più sufficienti si introducono gli oppiacei minori (ossicodone, eventualmente associato al naloxone ), che possono essere associati ai Fans e agli adiuvanti. In caso di ulteriore necessità si ricorre agli oppiacei maggiori (morfina)».

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