Ogni anno si eseguono in Italia oltre 70mila interventi di protesi danca, nella sola Lombardia si è superata quota 16mila. La crescita è stata vertiginosa e decine di migliaia di persone hanno riacquistato la capacità di movimento e lautosufficienza. La chirurgia ortopedica ha dato qualità alla vita ed ha trasformato sogni in realtà. Togliere un anziano dalla carrozzella e ridargli la deambulazione appare quasi un miracolo, frutto delle tecniche chirurgiche più innovative e dellevoluzione della ricerca tecnologica nel campo dei biomateriali. Oggi anche la protesi danca non è più lunica soluzione chirurgica. Vi è lartroplastica di rivestimento, un intervento mininvasivo che rappresenta una valida alternativa. Ne parliamo con il professor Antonio Moroni, della clinica ortopedica delluniversità di Bologna, Istituto ortopedico Rizzoli, diretta dal professor Sandro Giannini, dove questa metodica innovativa è stata validata.
«Ampiamente utilizzato nei Paesi anglosassoni, questo intervento - afferma il professor Moroni - si basa sulla conservazione della testa femorale e sulluso di materiali metallici praticamente privi di usura». Il professor Antonio Moroni, bolognese, 53 anni, esegue questa tecnica anche presso il policlinico Ponte San Pietro (Bergamo) del Gruppo San Donato (a.moroni@ior.it). «In pratica, la superficie articolare del bacino e la testa del femore vengono rivestite - aggiunge Moroni - da due sottili cupole metalliche, sostituendo esclusivamente la cartilagine usurata dove ha sede la malattia. Sia la testa sia il collo del femore, che nellintervento tradizionale di protesi danca subiscono la totale asportazione - vengono conservati, e lo stesso canale femorale rimane intatto. Fino ad ora lartroplastica di rivestimento non si poteva eseguire in pazienti affetti da gravi deformità della porzione articolare del femore. Recentemente, grazie allo sviluppo di una nuova tecnica chirurgica, che consiste nella ricostruzione della testa del femore, le indicazioni allartroplastica di rivestimento sono state estese anche ai pazienti che hanno una testa del femore fortemente deformata e accorciata. Questa nuova tecnica chirurgica, prosegue Moroni - prevede uno studio preoperatorio dellanatomia dellanca malata con precisa misurazione dellaccorciamento che affligge il paziente. Il chirurgo impianta sul residuo della testa del femore dei frustoli di osso spongioso che vengono prelevati dallanca del paziente durante lintervento, realizzando quindi un vero e proprio autotrapianto». Questa ricostruzione consente di eseguire lartroplastica di rivestimento anche in casi nei quali non sarebbe stato altrimenti possibile. I risultati sono molto positivi sia per il recupero funzionale, sia per la durata. «Nonostante la gravità dei casi e la difficoltà di questa tecnica, le complicanze sono rarissime», precisa il professor Moroni che dal 2001 ad oggi ha eseguito circa 700 artroplastiche di rivestimento, intervento effettuato per la prima volta undici anni fa a Birmingham, in Inghilterra, dal dottor Derek McMinn.
Un ulteriore vantaggio di questa procedura è rappresentato dalla lunghezza corretta dellarto inferiore: «Viene quasi sempre ripristinata e, a differenza della protesi, la lussazione è eccezionale. Complicanza osservata invece con una certa incidenza nella protesi standard nella quale la testa del femore originale del paziente è generalmente sostituita con una sfera di diametro assai inferiore. Altri vantaggi consistono in bassissimo rischio di infezioni e minori sanguinamenti durante e dopo lintervento con conseguente minor rischio di trasfusioni». Ridotti anche i tempi di recupero: già dopo un solo mese il paziente è spesso in grado di camminare senza bastoni.
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