Ho letto che D'Alema è in «Second Life». E che lì c'è il suo «avatar». Ma cosa significa, cosa vuol dire? Cos'è la seconda vita?
Ora le spiego, gentile lettrice. Avendo letto sull'Unità che «anche Italianieuropei, la Fondazione presieduta da Massimo D'Alema, apre la propria isola in questo mondo virtuale» e che «avere una seconda vita virtuale oggi è quasi un obbligo per chi vuol stare attaccato alla realtà», letto inoltre che una volta costituitomi in avatar, «cioè una persona virtualmente costruita» avrei avuto l'incommensurabile privilegio «di essere accolto dall'avatar di D'Alema in persona», be, lei capisce: non ho resistito. Mi sono avatarizzato. Compilando un formulario, scegliendomi un nome avataresco e un altrettanto avataresco sembiante. Entrando così nel mondo di Second Life e tutto per - mi sento un po' fesso ad ammetterlo - non farmi mancare la piacevole sorpresa di essere accolto dall'avatar di Massimo D'Alema. Sorpresa, glielo dico subito, che non c'è stata.
Le cose funzionano in questo modo: nella Second Life uno può entrarci da visitatore o da proprietario-residente. Essendo il mondo virtuale di Second Life di proprietà della società americana Linden Lab, in questo secondo caso occorre acquistare (sganciando soldi veri: gli appezzamenti vanno da 5 a 195 dollari, più le spese per attrezzarla convenientemente) un'isola. D'Alema se l'è comprata e se l'è attrezzata: c'è una piazza, un giardinetto, una galleria e una sala convegni (dove pare abbiano proiettato tutta la conferenza «Brasile ed Europa: frontiere del futuro» tenuta da D'Alema e da Lula. In quanto a tasso d'aria fritta la seconda vita non è dunque diversa dalla prima). Poi c'è un castello che D'Alema, tanto per fare il bullo, ha preteso più fastoso di quello di Prodi a Bebbio. Nel castello c'è una sala riunioni e un ufficio, che ho trovato deserto. Ho curiosato qua e là (ci si può muovere, ovvero far muovere il proprio avatar, a piacimento. Se uno ha fretta può anche volare), sperando di incontrarlo, il padrone di casa: niente. Siccome c'era uno specchio d'acqua con pontile mi sono detto: andiamo a vedere, magari sta facendo vela con l'Ikarus. Niente. Magari è al bar: niente. Ad un certo punto è comparso un altro visitatore. «Come andiamo?», gli ho chiesto. «Bene», mi fa lui. «Bello, qui, eh?». «Bellissimo. Ha visto D'Alema?». «No, neanche l'ombra. Una bufala». E se ne è andato via.
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