Gianni Pennacchi
da Roma
Perché Massimo DAlema prima dice che il voto della Cdl sulle missioni militari è benvenuto, «unampia convergenza su questo tema è positiva» e poi, quasi contemporaneamente, avverte lala estrema dellUnione che se quel provvedimento venisse sostenuto «in modo determinante» dallopposizione, «si aprirebbe un problema» per il governo? Perché laltro ieri alla Camera Piero Fassino, avendo lopportunità di smarcarsi da Baffino rivendicando la sua diversità filoisraeliana, ha fatto invece un passo indietro garantendo che il suo ingombrante padre-padrone non è affetto da «pregiudizio anti ebraico»? Perché Oliviero Diliberto definisce «eccellenti» le parole di DAlema, dice che portano «unaria nuova»? Ieri infine è giunto il rifondarolo Liberazione, firma del direttore Piero Sansonetti in prima pagina, a sentenziare che «bisogna dare atto al nostro ministro degli Esteri, e cioè a Massimo D'Alema, di essersi mosso con saggezza e coraggio»; e dunque «la sinistra radicale, una parte del mondo cattolico e qualcun altro anche tra i liberali e i socialisti moderati» saffrettino ad «impegnarsi per evitare che le posizioni di D'Alema siano isolate e rovesciate».
Sì, gira la ruota e torna il momento magico di DAlema, che un po per congiunzioni casuali e un po per scelte ponderate, soffre e soffre per la corona di leader unico ed incontrastato dellintera sinistra. Proprio tutta, da quella cattolica che minoritaria sospira nella Margherita, passando ovviamente per quel che resta dei socialisti, sino al Prc. Il quale chiaramente è sollecitato a metter le briglie ai suoi irriducibili pacifisti, perché il modello di sinistra al quale guarda il vicepremier ex premier è quello inglese del Labour Party dove sospravvivono anche i trotzskisti. O forse quello del vecchio Pci? Francesco Cossiga infatti gli diagnostica una «struggente anche se ben dissimulata nostalgia» per il bolscevismo, ed è DAlema stesso a rimproverare i dirigenti rifondaroli che non tengono in riga i dissidenti: «Ma che razza di comunisti siete, se non avete disciplina di partito?» Bei tempi, quelli del centralismo democratico!
Il vento in poppa non gli manca, e laver ceduto il passo a Fausto Bertinotti nella corsa alla presidenza della Camera gli ha portato due piccioni: lui è rimasto con mani e piedi nella politica e laltro sè ingraizzato, salito nellempireo delle istituzioni è diventato unicona senza più le mani in pasta. Laver poi dovuto lasciare il Quirinale a Giorgio Napolitano, lo ha reso un po meno antipatico ai suoi compagni di partito. Così DAlema non ha più concorrenti, anche il Correntone saffida a lui per allontanar lo spettro del Partito democratico. E lui si sta muovendo bene nel suo orto, se incensa Fabio Mussi per la decisione «molto opportuna» sulle cellule staminali, poi assicura che il governo vuole «valorizzare e difendere il movimento cooperativo» stringendo a sè con filo doppio le coop, quindi indica la linea ai Ds ma che è buona anche per Verdi, Pdci, Prc e quantaltri della sinistra: «Non si può rimanere una vita in mezzo al guado».
La prova del fuoco per saggiare la solidità del ritorno di DAlema sullaltar della sinistra però, si avrà la prossima settimana al Senato, col voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan.
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