da Roma
LItalia non rafforzerà la propria presenza in Afghanistan e non parteciperà allespansione della missione Nato nel sud del Paese. Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, in visita a Kabul, garantisce che «lItalia non farà mancare il suo contributo al processo democratico dellAfghanistan» ma allo stesso tempo non prende impegni per il futuro prossimo.
Entro la fine dellestate infatti la Nato espanderà la propria missione Isaf al sud dellAfghanistan ma, spiega il ministro, lItalia non prenderà parte alloperazione. «Sono punti che noi stiamo valutando, ma al momento non consideriamo un impegno su questo fronte», dice Parisi che poi si schermisce anche sullipotesi di un aumento delle truppe in zona. Il ministro si limita a sottolineare che lazione del governo «si svolgerà nella continuità. Dunque questo non comporta una revisione delle modalità e dellentità dellimpegno, ma certamente della determinazione».
Riguardo al numero dei soldati Parisi spiega che al momento non è «in grado di dire se e quanti saranno in più. Pensiamo di svolgere però la nostra azione nel segno della continuità e della condivisione». Una decisione comunque verrà presa a giorni anche per quanto riguarda linvio dei caccia Amx. «Sono questioni di dettaglio - prosegue - perché è a partire dalle richieste che ci saranno rivolte dallalleanza che noi valuteremo sia il quanto sia il come, sia anche le eventuali modalità di impiego». La decisione poi verrà sottoposta al Parlamento entro la fine del mese allinterno del decreto di rifinanziamento della missione.
Parisi spiega che il governo non si fa «illusioni sullo scenario futuro dellAfghanistan» ed è consapevole di dover «continuare a collaborare con le autorità del paese sostenendole con una presenza militare capace di garantire sicurezza in ogni angolo del territorio, qui a Kabul come nelle diverse province».
Parisi è al suo primo viaggio in Afghanistan come ministro della Difesa e proprio come ha fatto a Nassirya la settimana scorsa ha ricordato lalto prezzo pagato dai militari italiani anche in Afghanistan. LItalia, dice, «non dimentica questi caduti e li onora ben consapevole del significato del loro sacrificio e dei risultati raggiunti dopo 4 anni di presenza internazionale», sottolineando anche limportanza che il nostro Paese attribuisce alla stabilizzazione politica dellAsia centrale e dellAfghanistan in particolare dove, dopo tanti sforzi, si è avviato un processo democratico.
E dopo un incontro in piena amicizia con lex re Zahir Shah, tornato a Kabul dopo decenni trascorsi a Roma, Parisi consuma anche uno scontro con il fondatore di Emergency, Gino Strada, che spiega come nel suo ospedale ci siano gli unici 6 posti letto per la rianimazione di tutto lAfghanistan.
Strada rivolto al ministro dice che «gli afghani si aspettavano di più e cose diverse dalla comunità internazionale. Ora bisogna decidere se si vuole stare qui con i militari e fare la guerra, perché se si sta qui con i militari si fa la guerra. Oppure tirare via tutti e aiutare questo Paese nei vari settori».
Per il fondatore di Emergency «con la metà dei 100 milioni spesi ogni mese per mantenere le truppe italiane in questo paese, vale a dire 50 milioni di euro, si potevano costruire 300 ospedali e 5000 scuole e 3000 edifici di servizi sociali in favore di vedove, orfani e bambini».
Parisi, girando per lospedale, si commuove e lo definisce «unisola di civiltà e di pietà».
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