La «banda dell’Ortica» ha giocato un brutto scherzo al «leader Maximo». Certo non se l’aspettava, Massimo D’Alema, di subire uno smacco politico del genere. Eppure è finita proprio così: in campo e sconfitto nell’assemblea di circolo di un quartiere popolare di Milano (Ortica, Gobba, Lambrate). Una batosta inaspettata per lui. Ma non è l’unica a dire il vero, dal momento che questa fase congressuale milanese sta riservando diverse brutte sorprese. Non solo al segretario uscente Dario Franceschini, ma anche all’apparato di sinistra del Pd, incarnato dalla mozione Bersani, coordinata dall’ex presidente della Provincia Filippo Penati.
L’ex premier e ministro degli Esteri è considerato l’idolo di quell’establishment interno che dal Pci è arrivato fino al Pd, transitando da Pds e Ds. Ovvio che, quando il coordinamento provinciale ha comunicato al circolo «Da Gobba all’Ortica» che sarebbe stato proprio lui a illustrare della mozione Bersani un misto di orgoglio ed apprensione ha investito i dirigenti locali. «Non è un mistero che io fossi schierata per la mozione Marino - commenta la portavoce del circolo Cinzia Fossati - ma la partita era aperta, il risultato non era scontato. La partecipazione di D’Alema poi ha attratto anche altri militanti, in un quartiere storicamente operaio, che ha molti iscritti anche anziani».
Da «animale da sezione», «Baffino» però ha annusato l’aria, riservando al chirurgo-candidato Marino una stoccata delle sue: la sua proposta è troppo avanti; così lo ha liquidato in pratica, cantando le lodi del partito «vero e robusto» che invece ha in mente lui insieme al suo pupillo Bersani. Niente da fare. Il relatore dei «mariniani» Pippo Civati ha convinto anche un po’ di indecisi, e alla fine la mozione Marino ha raccolto 48 voti, 12 in più di quella Bersani-D’Alema, lasciando Franceschini a 19. Votanti 104, su 139. D’Alema però già se n’era andato, dopo un intervento piuttosto critico di un iscritto: «Non mi è sembrato entusiasta - dice la Fossati - era un po’ irritato». «Era D’Alema nella parte di D’Alema», ammette Civati. «Lo abbiamo invitato a seguire tutti gli interventi, ma aveva un’altra assemblea a Monza», dice la portavoce. Il presidente lo ha ringraziato per la partecipazione. «Siamo stati onorati di averlo» l’onore delle armi della portavoce.
Ai ringraziamenti, però, l’ex premier ha replicato gelido: «È il mio lavoro». «Bene, buon lavoro allora», lo ha congedato la portavoce del circolo, che oggi si gode la meritata notorietà: «Non voglio fare la Serracchiani due - si schermisce - in questo circolo ci sono tanti iscritti giovani. Noi crediamo al rinnovamento del partito, anche etico. A Milano siamo andati benissimo e alle primarie contiamo di migliorare ancora».
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