Politica

D’Ambrosio: oggi non mi ricandiderei

Anna Maria Greco

da Roma

Indulto uguale rischio sicurezza. Francesco D’Ambrosio ne è sicuro e dopo l’approvazione della legge, arriva a pentirsi della sua scelta di scendere in politica, come senatore Ds. «Non mi candiderei più - spiega l’ex magistrato di Tangentopoli - anche perché un provvedimento di quest’importanza è stato discusso in Senato in un solo giorno. Avevamo impostato la nostra campagna elettorale sulla sicurezza, e della sicurezza, con l'indulto, non si sono affatto preoccupati». Tra il '49 e il '90, ragiona D'Ambrosio, ci sono stati 11 provvedimenti di amnistia, mai superiori ai 2 anni di sconto della pena. «E nel giro di 8 mesi la situazione delle carceri tornava a essere quella di prima». L’ex pm non era contrario al provvedimento di clemenza ma lo voleva più limitato, e ora si augura che il ministro degli Interni, Giuliano Amato, «prenda le dovute precauzioni». Chi seguirà gli oltre 12mila che usciranno dal carcere? «Non credo che ci siano strutture adeguate».
Una soluzione ce l’ha il Prc Giuliano Pisapia, presidente della Commissione per il nuovo codice penale, istituita venerdì dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella e che oggi comincia i lavori. Dice che con la diminuzione della popolazione carceraria per l'indulto, lo Stato risparmierà oltre 2 miliardi di euro all'anno, che potranno servire ad assumere educatori, assistenti sociali, magistrati di sorveglianza, a creare strutture alternative al carcere per tossicodipendenti e a «riformare totalmente il nostro sistema penale». Pisapia difende la scelta «doverosa» dell’indulto, ma avverte che adesso «diventa indispensabile portare avanti, senza tentennamenti, gli interventi riformatori». Favorire, dunque, un effettivo reinserimento sociale dei detenuti, per ottenere una «drastica diminuzione della recidiva e del numero dei reati» e depenalizzare alcuni reati, prevedendo misure alternative al carcere. Pisapia insiste anche sulle modifiche alla legge su prescrizione e recidiva, l’ex Cirielli.
Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro continua, intanto, a denunciare lo «scambio di voto politico-parlamentare» e il «voto di scambio politico-mafioso». «È peccato mortale - dice - approfittare delle parole sante di Papa Wojtyla non per mettere fuori dal carcere i disperati ma per non farci andare i furbetti dei quartierini, gli evasori fiscali, i corrotti e i corruttori».
Per diversi parlamentari dell’Unione l’indulto è solo un «primo passo».

Bruno Mellano, della Rosa nel pugno, ricorda che insieme al provvedimento di clemenza il Parlamento ha approvato un suo ordine del giorno per l’attuazione di leggi, come quella sulla sanità e sull'educazione nelle carceri, che già esistono ma solo sulla carta, ma non vengono applicate.

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