Cultura e Spettacoli

Dagli inquisitori ai bibliofili. Ecco i libri di Bruno e Campanella scampati al rogo

Alla Biblioteca di via Senato a Milano in mostra le rarissime opere dei due filosofi accomunati dalla censura e dalla persecuzione. Esposta per la prima volta fuori da Roma la sentenza di condanna del nolano dell'8 febbraio 1600: Una storia del pensiero proibito e «ribelle»

«Sono libri sottratti al rogo. Il fascino di questa mostra è far "vedere" le opere preziose di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, pensando al destino di esilio e persecuzione che i due filosofi hanno avuto. Ai visitatori offriamo un percorso tra i libri scampati alle fiamme e ora finalmente riuniti insieme». Così Annette Popel Pozzo, responsabile Fondo Antico della Fondazione Biblioteca di Via Senato del senatore bibliofilo Marcello Dell'Utri, a Milano, presenta la mostra «Giordano Bruno e Tommaso Campanella, Opera Omnia» curata da Eugenio Canone e dalla stessa Popel Pozzo, che si apre oggi (fino al 2 ottobre) alla Fondazione Biblioteca di via Senato 12, a Milano. Un'immersione nel pensiero di straordinari "eretici", le cui opere sono scampate ai roghi dell'Inquisizione.
«È la prima volta - aggiunge la studiosa - che l'opera pressocché completa di Campanella e un numero notevole delle prime edizioni delle opere di Bruno vengono esposte. I due filosofi emblematici del Cinquecento e Seicento vengono mostrati, attraverso le loro opere, nel loro comune tragico destino, con opere a stampa che raccontano l'esilio e le persecuzioni cui furono soggetti i due pensatori. In tutto ci sono quaranta opere di Campanella e venti del Nolano. Nessuna biblioteca del mondo ha un fondo simile».
La Sala che ospita la mostra è quella Tommaso Campanella, dove campeggia anche un quadro dipinto da un anonimo pittore poco prima della morte del filosofo, il 21 maggio 1639. Il percorso espositivo si sviluppa in maniera cronologica, per cui al termine delle opere di Bruno in bacheca trasparente, con il «recto» di una carta manoscritta che contiene i nomi del cardinale Roberto Bellarmino e degli altri inquisitori, per la prima volta in assoluto è in visione fuori Roma la sentenza di condanna di Giordano Bruno, datata 8 febbraio 1600. Un documento unico e di valore inestimabile, oggi custodito nell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede nella Città del Vaticano. Pochi giorno dopo quella sentenza, il 17 febbraio 1600, Bruno, «eretico pertinace e con la lingua in giova», viene arso vivo in Campo dei Fiori, a Roma, martire del libero pensiero. La particolarità sta proprio nel fatto che per la prima volta questa sentenza lascia Roma. La tradizione bruniana racconta che il filosofo dopo averla sentita pronunciare, abbia risposto ai suoi accusatori: «Avete più paura voi nel pronunciarla, che io nel raccoglierla».
La mostra vuole anche essere un nuovo stimolo alle ricerche filosofiche sull'epoca dei due pensatori. Un'occasione straordinaria non solo per gli studiosi, considerando che di alcune edizioni di Bruno sono censite appena trenta copie in tutto il mondo.
È il 7 agosto 1603, a Roma. Quella mattina alle porte della Cancelleria Apostolica, il cursore Laerzio Cecchetti affigge un editto del Maestro del Sacro Palazzo, Giovanni Maria Guanzelli da Brisighella, che notifica la proibizione di una sessantina di libri. Per alcuni di questi, si stabiliva una necessaria «emendatio» ed «expurgatio», come previsto dall'«Index librorum prohibitorum». Per una decina di autori, la condanna è senza appello. Accanto ai nomi degli eretici e degli eresiarchi nell'edizione dell'Index nel 1559, figurano i due più grandi filosofi italiani tra Cinquecento e Seicento: Giordano Bruno (1548-1600) e Tommaso Campanella (1568-1639), i più emblematici per il comune destino di ribellione, fuga, persecuzione e censura.
Il percorso della mostra milanese prende spunto porprio dalla perentoria condanna dei due filosofi nell'Editto del Maestro del Sacro Palazzo, «Iordani Bruni Nolani libri & scripta omnino prohibentur»; «Thomae Campanellae opera omnia omnino tolluntur». Nell'Editto si intimava «di provedere con diligenza, e sollecitudine, che in quest'Alma Città di Roma non si stampi, vendi o in qualsivoglia modo tratti, e maneggi libro alcuno prohibito o sospeso».

L'importanza della Mostra consiste proprio nel riunire un numero notevole delle rarissime prime edizioni delle opere del Nolano con l'opera in prima edizione completa di Campanella, affiancata in molti casi dalle non meno rare seconde e terze edizioni o contraffazioni.

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