Dahlia, il primo crac «digitale» e in Borsa Ti Media perde l’11%

Non sboccia il fiore di Dahlia Tv. L’emittente a pagamento sul digitale terrestre rilevata dagli svedesi di Airplus Tv da Telecom Italia nel 2009 è destinata alla liquidazione. La ricca e potente famiglia Wallenberg, cui fa capo Airplus (83%), ma anche il gigante delle tlc Ericsson, non ha alcuna intenzione di ricapitalizzare e aggiungere altri 150 milioni ai 70 già spesi e persi. La decisione è stata presa l’altra sera a New York in una accesa riunione tra i soci della pay tv tra cui anche Telecom che (tramite TiMedia) ha una quota del 10%, ma che pare fosse anch’essa contraria a ricapitalizzare, nonostante gli interessi in campo. Dahlia è infatti il miglior cliente del suo network sul digitale terrestre di TiMedia. Tanto che gli effetti della decisione si sono fatti sentire sul titolo di TiMedia, che detiene le torri di trasmissione, con le azioni in picchiata del 11,9%. L’ad Giovanni Stella è però sereno e conta di trovare presto un cliente pronto a rimpiazzare Dahlia come già avvenuto con Sportitalia.
In realtà non è la prima volta che la tv a pagamento in Italia fa vittime illustri. Quando ancora la politica si ostinava a voler tenere in vita due piattaforme satellitari per questioni concorrenziali, hanno perso miliardi di vecchie lire il magnate dei media tedesco Leo Kirch, il finanziere sudafricano Johann Rupert e i francesi di Canal Plus. Per non parlare di Telecom stessa, provata dai bilanci sempre in rosso della sua Stream. Poi è arrivato Rupert Murdoch con Sky che, riunendo Telepiù e Stream e grazie a un’offerta ricchissima di contenuti (non per niente è il maggiore editore nella pay tv), è riuscito a raggranellare 6 milioni di abbonati e portare il bilancio in attivo. Insomma fare televisione in Italia non è certo facile soprattutto a pagamento. C’è riuscita Mediaset della famiglia Berlusconi a cui ora, forse non a caso, qualcuno addossa anche la colpa del flop di Dahlia: sarebbe la perdita dei diritti di tre squadre di serie A, ossia Palermo, Fiorentina e Bologna, ad aver causato un vuoto nel bilancio della società. La tesi sarebbe che grazie alla contrattazione collettiva delle squadre, la Lega Calcio avrebbe costruito un bando d’asta su misura per Mediaset. In realtà Mediaset ha rilevato il pacchetto «Gold Live» spendendo 210 milioni per 12 squadre mentre prima con la contrattazione individuale (squadra per squadra) ne pagava soltanto 100. A Dahlia la Lega ha riservato il «Silver Live», 8 squadre per 70 milioni. Ma l’asta è andata deserta e alla fine Dahlia ha portato a casa il pacchetto per 35 milioni, e non poca soddisfazione. Ma poi, con poche squadre e una programmazione modesta, le prospettive per Dahlia di aumentare i suoi 800mila abbonati si sono rilevate scarse.
Ora sarà il professor Mauro Paoloni dell’Università di Roma ad occuparsi della procedura di liquidazione verificando se esistono le possibilità per continuare l’attività sperando di trovare un compratore per i canali a pagamento. In lizza ci potrebbe essere la stessa Telecom.

Ci sono però anche altri problemi tra cui i 150 dipendenti di cui 25 giornalisti che avranno presto un incontro con il ministro dello sviluppo economico Paolo Romani che ha promesso di occuparsi della vicenda. E poi ci sono gli abbonati che sperano in un rimborso, o nel proseguimento del servizio.

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