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Dai carrarmati sovietici al Quirinale: storia del compagno Giorgio

Henry Kissinger lo definì "my favourite communist". Dalla militanza partigiana allo scontro con Berlinguer, dal sostegno incondizionato all'Urss alla nascita del Partito democratico: per oltre sessant'anni Napolitano segna la storia del più grande partito di sinistra d'Italia

Dai carrarmati sovietici al Quirinale: storia del compagno Giorgio

"L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo". In quelle settimane si consumava da parte dell'Unione sovietica la violenta e sanguinaria repressione dei moti ungheresi e Giorgio Napolitano, già deputato del Pci e responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI, di cui era diventato membro a partire dall'VIII congresso grazie all'appoggio che Palmiro Togliatti dette a lui e ad altri giovani dirigenti per creare una nuova e più eterogenea dirigenza centrale, elogiava apertamente l'intervento dei carroarmati russi. Parole che a rileggerle ancora oggi fanno venire la pelle d'oca.

Da 1956 ad oggi Napoltano ha percorso la storia politica della Prima e della Seconda Repubblica fino a diventare capo dello Stato nel 2006 subentrando a Carlo Azeglio Ciampi. Nasce a Napoli da genitori di Gallo di Comiziano nel 1925. Durante gli anni dell'università, fa parte del GUF, il gruppo universitario fascista. Poi la militanza anti fascista, le azioni della Resistenza in Campania e l'adesione al Partito comunista che nel 1953 lo porta nell'Aula di Montecitorio. Undici anni dopo, quando muore Palmiro Togliatti, Napolitano è uno degli esponenti moderati più attenti al Psi. Sono gli anni in cui la corrente della "destra" del Pci inizia a ispirarsi ai valori del socialismo democratico, corrente che gli avversari di Napolitano definiscono "migliorista". Da qui lo scontro con Enrico Berlinguer e l'attacco sulla "questione morale".

Henry Kissinger lo definì "my favourite communist" (il mio comunista preferito, ndr). Alla morte di Berlinguer, Napolitano è tra i possibili successori alla segreteria del partito. Gli viene preferito Alessandro Natta. Al congresso di Rimini si espone a favore a traghettare il Pci nel Partito democratico della sinistra. "Ci caratterizza l'antica convinzione che il Pci abbia tardato a trasformarsi in un partito socialista democratico di stampo europeo", spiega in una intervista del 1992. Nel 1996 è ministro dell'Interno per il governo Prodi e vara la legge che istituisce i centri di permanenza temporanea (la "Turco-Napolitano"). Dopo la caduta del Professore, è nuovamente europarlamentare dal 1999 al 2004 tra le file dei Ds.

Nel 2005 viene nominato senatore a vita dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi da cui prenderà, l'anno dopo, il timone per guidare il Quirinale.

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