Dai cattolici a Paolo Mieli lamentele e solitudine aprono il Lingotto 2011

GEREMIADI «Tutto è vanità», ricorda alle 16 in Sala Azzurra Goffredo Fofi celebrato dalla miglior critica (Belpoliti, Ossola, Langella, Paccagnini, Rasy) con il premio Giuseppe Bonura. Alla faccia del titolo dato al Salone di quest’anno: «Memoria. Il seme del futuro». D’altra parte, la 24esima edizione della kermesse torinese pare aprirsi appunto all’insegna del lamento, fin dalle prime ore. Si lamentano alle 11 allo Spazio Autori B le signore dei centri sociali, che hanno caricato il pubblico e i relatori in occasione della presentazione di due volumi a cura del Movimento per la vita. Si lamentano i russi in visita, nei «Punti Info» e in Sala Stampa e un po’ a tutte le ore, che non vi siano programmi ufficiali degli incontri - «Anche ridotti, anche un foglio riassunto» - in russo, essendo la Russia paese ospite. Si lamentano gli editori cattolici, già da ieri a mezzo stampa, che sostengono di non aver avuto il giusto spazio alla mostra «1861-2011. L’ Italia dei libri» al padiglione Oval nuovo di zecca. Polemica però già “consumata” due mesi fa dall’Osservatore Romano e smorzata ad esempio da Vita&Pensiero che sostiene che «Sarebbe forzato dire che abbiamo la stessa importanza di Einaudi. Ci hanno rimaneggiato i testi, è vero, ma il titolo “I libri della fede” ci è sembrato bello». Nessuno però si lamenterà quanto Federico Moccia: 20 persone (quasi) al suo incontro con Luca Bianchini, ore 16. Meno di quelle per Giangi Marra, ex dj «Mago della Notte» e candidato sindaco a Torino come leader degli «Azzurri Italiani», ore 11, che ha aperto il salone presentando Sono un outsider (Ananke) ovvero «Come ti reinvento la politica».
CARICHE IN SCADENZA In confidenza all’ora di pranzo, si lamenta dei lamenti il direttore Ernesto Ferrero: «Qui se si fanno proposte c’è posto per tutti. Ho chiesto alla Uelci, anzi direttamente al gran maestro Vigini, di selezionare alcune sigle cattoliche per la mostra. Poi le abbiamo sprimacciate un po’, tagliate, presentate per spunti, è ovvio. Anch’io sono arrabbiatissimo che tra gli autori non ci sia Erri De Luca. Anche a Del Boca, mica ho detto «No, tu no, sporco leghista». Ha avuto spazio per i suoi pro e contro». Arrabbiatissimo anche perché Cota la vuole sostituire proprio con Del Boca? «Le cariche possibili sono due: il Presidente, che è ruolo onorario e di fund raising e la mia, che curo programma e rapporti con gli editori. Non so a quale delle due ambisca il nostro, ma bisogna che si sappia che per avere i numeri di oggi e riportare al Salone Laterza, Dalai o Longanesi ci abbiamo messo 13 anni. Ed è accaduto perché gli editori mi considerano uno dei loro, altrimenti farebbero presto a non venire. Poi facciano quello che vogliono, io ho da scrivere, non è che la cosa mi turbi».
CARICHE IN PREDICATO Sempre in confidenza, ma all’ora dell’aperitivo, si lamenta della stasi il difensore dei Polentoni (Piemme) Lorenzo Del Boca. Provato da un pro e contro in Sala Oval con Paolo Mieli su Vittorio Emanuele II su cui erano presenti meno di 40 persone, tra cui due dormienti, un editor di punta, due troupe televisive e una Camilla Baresani celestiale per attenzione ed eleganza (la sala è a chilometri di distanza dal cuore del Salone e “in onda” alla stessa ora c’erano Luciana Littizzetto e Hans Kung: un caso?) commenta alla proposta di Cota: «Il mio nome gira, ma non dipende da me. Comunque le idee per rinnovare le avrei: fare del Salone un centro di dialogo ad esempio invitando Israele e Palestina nello stesso anno, mica separati. Toccare gli snodi di cronaca. Sollecitare gli editori a non proporre brode ingestibili sennò poi per forza che la gente non legge».
IL PESO DELLA FEDE Nel pomeriggio il Salone si risveglia e le sale degli incontri si riempiono. Solo posti in piedi per Hans Kung (presenta Onestà pubblicato da Rizzoli), che si lamenta, alle 17 in Sala Azzurra, della tendenza cattolica a zavorrare: «La Chiesa di Roma deve smettere di pensare di avere il monopolio della verità. Ormai il catechismo pesa due chili». All’uscita, il pubblico si lamenta di un «Kung deludente». E dopo che Littizzetto, solo posti fuori dalla Sala Gialla, si è lamentata per il forfait di Pippo Baudo causa eruzione Etna, propone al sostituto Gabriele Ferraris: «Dì ancora qualche cazzata».

Poi, rivolta a Fassino: «Vuol dirla lei, candidato sindaco?».
L’ENIGMA DEL GIORNO Marco Belpoliti, ore 16.45, Sala Azzurra: «C’è il potere, l’antipotere, il non potere e l’in(m)potenza, con la n e con la m. La letteratura è la potenza dell’in(m)potenza».

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