Caro Dottor Granzotto, non è «captatio benevolentiae» ma mi è molto piaciuta la sua reazione alla mia lettera «digitale». Lelenco di errori di traduzione è sconfinato, mi limito ad aggiungerne uno divertente, tratto dalla versione italiana di un romanzo di Evelyn Waugh. «Si fermò davanti a quelluscio venerato», dove «veneered» (e cioè «impiallacciato») viene tradotto «venerato». Ottimo esempio di ignoranza e totale mancanza di buon senso.
Questa poi è bella. Va bene che i traduttori, almeno così mi dicono, sono pagati una miseria o quasi, ma che ci stanno a fare gli «editor» se si lasciano poi sfuggire un impiallacciato che diventa venerato? Va però aggiunto, caro Maletto, che ci si imbatteva in simili cappellate anche quando le case editrici se la tiravano, i traduttori erano ben ricompensati e avevano nomi di pondo. La letteratura, in materia, è abbondante. Senta questa: io il tedesco non lo so e dunque mi lessi la biografia di Carlo V scritta da Karl Brandi e pubblicata dallEinaudi (lEinaudi dei primi anni Sessanta, snobbissima) in italiano, per la traduzione di Leone Ginzburg. Il volume comprende delle tavole e in quella dedicata alla Casa di Francia compaiono, inopinatamente, un Ludovico dOrleans, un Ludovico XI e un Ludovico XII. Ludovico? Il figlio e successore di Carlo VII si chiamava Ludovico? Il cugino e successore di Carlo VIII si chiamava Ludovico? O non piuttosto, come sa chi ha fatto la scuola dellobbligo, Luigi? Volli andarci a fondo, venendo a scoprire che in tedesco Ludwig significa sia Luigi che Ludovico. E siccome per assonanza Ludwig è più vicino a Ludovico che non Luigi, Ginzburg - dicesi Leone Ginzburg, un totem per il villaggio delle patrie lettere - senza pensarci due volte optò per Ludovico. Senta anche questaltra, che non si riferisce ai traduttori, ma ai cari colleghi giornalisti. In un reportage di colore, come se ne facevano una volta, sullAlgeria, linviato del «Giorno» del quale qui preferisco non ricordare il nome scrisse a un certo punto che in pieno Sahara gli apparve allimprovviso un bastimento, la carcassa arrugginita di una nave. «Scaraventata fin laggiù, fra le dune di sabbia - aggiunse -, da una tremenda mareggiata». Cosera successo? Era successo che linviato non sera mai mosso dal bar dellHotel Saint George di Algeri prendendo ispirazione per i suoi pezzi dalla Guide Bleu, che riportava sì la presenza tra Ghardaia e Golea di un «bâtiment», solo che in francese «bâtiment» significa fabbricato, costruzione, non bastimento (che oltre tutto nessuna mareggiata o tsunami avrebbe potuto scaraventare a duecento chilometri dalla costa. Di storie come questa, caro Maletto, ne so a bizzeffe). Visto che ci siamo senta ancora questa, lultima. Non ha a che fare con traduttori o giornalisti, ma con Waugh, da lei citato. Quandero membro della giuria del Premio Estense (dalla quale mi cacciarono per via delletà: troppo vecchio per poter giudicare la bontà di un libro) si presentò in lizza lautore di una raccolta di reportages. Gli articoli (lEstense è un premio giornalistico) erano preceduti da una lunga e compiaciuta prefazione che vantava la natura letteraria dei grandi servizi da inviato. Come del resto, lessi inorridendo, «dimostra Scoop, il bel libro di una grande autrice inglese, Evelyn Waugh». Ora, non è necessario ai fini della sopravvivenza sapere che nonostante il nome di battesimo possa trarre in inganno Waugh era un uomo e non una donna.
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