Il Dalai Lama: «Mi ritiro Spazio a un leader eletto»

Il Dalai Lama ha annunciato la sua intenzione di dimettersi dal suo ruolo di guida politica dei tibetani per far posto ad un suo successore eletto dal Parlamento in esilio. È quanto emerge da un messaggio in occasione del 52esimo anniversario del sollevamento popolare contro l'occupazione cinese del Tibet.
La decisione del leader spirituale tibetano di trasferire le sue responsabilità politiche non giunge del tutto inaspettata. Il 21 novembre scorso, in una intervista alla tv indiana Cnn-Ibn il Dalai Lama, 75 anni, aveva ammesso: «Credo, sì credo che mi ritirerò entro sei mesi. Non posso essere più preciso - aggiunse - perché ne devo parlare con il Parlamento in esilio», anche se «brevemente ho già accennato ai dirigenti del movimento le mie intenzioni».
Nel discorso diffuso, la guida spirituale dei tibetani ricorda che «fin dagli anni '60 ho ripetutamente sottolineato che la nostra gente ha bisogno di un leader, eletto liberamente, a cui io trasmetterò il potere». «Adesso - ha ancora detto - è venuto il momento di passare dalle parole ai fatti. In occasione della imminente 11/a sessione del 14/0 Parlamento tibetano in esilio, che comincia il 14 marzo, proporrò che si facciano gli emendamenti alla Carta dei tibetani». «Da quando ho manifestato questo proposito - ha infine indicato - ho ricevuto molte richieste di continuare ad esercitare la guida politica», ma il mio desiderio è di trasferirla per il bene a lungo termine di tutti i tibetani».
Fu in seguito alla fallita rivolta del 1959 che il Dalai Lama fu costretto a fuggire in India con i suoi seguaci.

Da allora il monaco buddista, poi insignito del Premio Nobel, è stato il simbolo della causa tibetana. «Un tranello per ingannare la comunità internazionale», ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese.

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